Pedopornografia, arrestato un infermiere Subito libero, è tornato al suo lavoro

di Marica Viganò

Oltre 1.500 foto e video con bimbe in pose oscene, violate, costrette a rapporti con adulti. Immagini raccapriccianti, scoperte tra i files segreti del computer del trentino arrestato nell’operazione «Black Shadow». L’accusa per l’uomo, 46enne incensurato di professione infermiere, messo ai domiciliari e subito rilasciato, è di far parte di un gruppo molto attivo in rete nello scambio di materiale pedopornografico.

Attraverso le tracce lasciate on line in un sistema di «instant messaging» criptato, gli uomini del Compartimento della polizia postale del Trentino Alto Adige, coordinati dal vicequestore Sergio Russo, hanno ricostruito un fitto incrocio di contatti: dieci gli arresti, 47 le perquisizioni, 48 le persone complessivamente indagate (una si trova all’estero).

L’accusa per tutti è di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. L’indagine è partita da Bolzano lo scorso anno, con l’arresto del «promotore» degli scambi, e ha attraversato tutta Italia. Due sono i trentini coinvolti: oltre all’infermiere, è stato denunciato un uomo di 47 anni. Fra gli arrestati c’è il giudice Gaetano Maria Amato, magistrato della corte d’appello di Reggio Calabria.  

SCAMBI DA BOLZANO AL TRENTINO

Gli investigatori della polizia postale si sono presentati nei giorni scorsi a casa di due uomini residenti in Trentino, entrambi ultraquarantenni, incensurati, con una vita sociale al di sopra di ogni sospetto. Ai loro computer sono arrivati seguendo le tracce trovate sul pc dell’altoatesino, un quarantenne residente in val Pusteria, che utilizzava per i suoi contatti Skype, la piattaforma che permette uno scambio veloce di file audio e video ed offre un servizio di chat. L’uomo denunciato ha 47 anni, lavora in un’azienda privata, e ha «un livello culturale alto», come è stato evidenziato dagli investigatori.
 
Più delicata è la posizione dell’altro indagato trentino, l’infermiere di 46 anni dipendente dell’Azienda sanitaria provinciale: gli investigatori hanno trovato sul suo pc 106 immagini scambiate lo scorso anno in chat con il «promotore» altoatesino, e 1.500 foto e video di contenuto pedopornografico.

DOPO L’ARRESTO, LAVORO E TERAPIA

Dopo la perquisizione, per l’infermiere è scattato l’arresto. Ma la sua detenzione ai domiciliari è durata solo qualche ora: il giorno seguente l’uomo è stato liberato su disposizione dello stesso pubblico ministero che ha condotto le indagini. Libero, dunque, in attesa del giudizio.

«Aspettiamo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per poter valutare gli atti - spiega l’avvocato Paolo Chiariello, legale dell’infermiere - Non vi è stata la richiesta di alcuna misura cautelare: per questo il mio assistito è stato liberato nell’immediato. L’azienda per cui lavora ha aperto un procedimento disciplinare, ora sospeso in attesa della definizione dell’iter processuale».

L’uomo è tornato alla sua professione, ma ha deciso di seguire una terapia, un percorso che gli permetta di superare gli errori del passato e di affrontare il futuro senza le ombre emerse nell’indagine.

SCAMBIO CON MESSAGGI CRIPTATI

Gli indagati si tenevano in contatto attraverso Skype. «Utilizzavano un sistema di instant messaging  criptato - ha evidenziato il vicequestore Russo - lo ritenevano riservato e sicuro per lo scambio di materiale».

Un sistema che però lascia tracce e che ha permesso, attraverso l’utilizzo di particolari software, di ricostruire la «ragnatela» di contatti e di accedere alle morbose conversazioni degli indagati. Fra gli «insospettabili» arrestati ci sono due insegnanti di scuola primaria; perquisita anche l’abitazione di un dirigente di una squadra di calcio della provincia di Milano.

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