Pausa al bar per i dipendenti provinciali Nuove regole: solo una al mattino

di Luisa Maria Patruno

Dal primo ottobre viene tagliata di un quarto d’ora la pausa pranzo minima obbligatoria dei dipendenti del consiglio provinciale, che si riduce da 45 a 30 minuti; e viene modificata anche la modalità d’uso dei buoni pasto elettronici, che è diversa a seconda se si è un capo - direttore o dirigente - o un dipendente «semplice».

Regole più stringenti sono state fissate anche sulla pausa caffé al bar, che non potrà essere più di una al giorno e solo la mattina.

Sia all’uscita che all’entrata - per il pranzo o la pausa breve fuori sede - i dipendenti dovranno timbrare il cartellino.

Le novità che riduce il tempo per mangiare, approvate dall’ufficio di presidenza guidato da Bruno Dorigatti, rientrano negli interventi previsti dal piano di attività «Family Audit» per la conciliazione famiglia lavoro, in modo che i dipendenti possano arrivare prima in ufficio (7.30-9 flessibile) e andare via prima (16.30-19 flessibile) o viceversa a seconda delle esigenze, sapendo che l’orario giornaliero teorico è di 7 ore e 45 minuti, salvo per il venerdì che è di 5 ore e nel pomeriggio la fascia flessibile è 12-14.30, ma non è consentita la pausa pranzo.

Insomma, i dipendenti pubblici sono così invitati a mangiare in fretta per concentrare il tempo che dedicano al lavoro (che non cambia), riducendo la pausa pranzo. In questo modo potranno stare più con la famiglia o dedicarsi ad altro, per chi non ha famiglia.

La modalità di utilizzo dei buoni pasto, invece, è analoga a quanto previsto dal contratto collettivo provinciale di lavoro per tutti il personale delle autonomie locale, compresa la Provincia.

I dipendenti del consiglio provinciale dunque possono usare i buoni pasto dal lunedì al giovedì dopo almeno due ore sulla scrivania la mattina, mentre il venerdì possono usare il buono pasto solo se fanno orario continuato per 6 ore oppure due ore la mattina e un’ora oltre la fascia flessibile, quindi se lavorano fino alle 15.30, in questo caso è obbligatoria la pausa di 30 minuti. Queste sono le regole per i dipendenti senza gradi.

I direttori, invece, potranno usare il buono pasto sempre dal lunedì al venerdì, basta che effettuino almeno 4 ore di effettiva presenza in servizio anche non continuativa. Ancora più libero è il dirigente, che può usare usare il buono pasto quando vuole, basta che sia in servizio, senza vincoli di orari.

I dipendenti del consiglio provinciale dal febbraio di quest’anno hanno dovuto «subire» restrizioni anche sulla pausa caffé, secondo le nuove regole recepite dal contratto collettivo provinciale 2016-2018 per il personale non dirigenziale degli enti locali, che fa seguito alle restrizioni introdotte dalla riforma Madia contro i cosiddetti «furbetti» del cartellino.

La pausa fuori sede, che c’è sempre stata, ora per la prima volta è stata istituita contrattualmente e dunque ha avuto bisogno di un regolamento per evitare gli abusi.

Nel caso dei dipendenti , viene consentita una sola pausa caffè fuori dalla sede di lavoro «entro un limite massimo di 15 minuti» e solo nella fascia oraria 9-12, non il pomeriggio dunque «per non più di una volta al giorno e compatibilmente con le esigenze di servizio.

Anche i direttori hanno diritto a una sola pausa caffé al bar «per il recupero delle energie psico-fisiche» per un massimo di 15 minuti. Ma nel caso dei direttori non c’è il vincolo di fascia oraria. I direttori possono decidere di recuperare le energie psico-fisiche anche nel pomeriggio.

Tutte le altre assenze diverse dalla pausa caffè richiedono una preventiva autorizzazione del proprio responsabile.

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