Firenze, i carabinieri accusati di stupro: settimana decisiva

 «Quanto successo a Firenze è di una gravità inaudita. Seguiamo il lavoro che sta facendo magistratura ma saremo ovviamente inflessibili».

Lo ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti oggi a Genova a margine della cerimonia di consegna delle medaglie della Liberazione a 14 partigiani genovesi a proposito del presunto stupro di due studentesse americane da parte di due carabinieri a Firenze.

Nei confronti dei due militari l’Arma ha «disposto un provvedimento di sospensione precauzionale dall’impiego».

Questa settimana sarà decisiva per il caso: oggi si valuterà l’esigenza di misure cautelari; attesi gli esiti delle prove biologiche.

Arriva intanto l’ammissione di uno dei due militari, che parla però di rapporto consenziente: «Mi sono fatto trascinare»; possibile oggi la convocazione dell’altro carabiniere da parte del pm.

La studentessa americana che lo ha denunciato per violenza sessuale «non mi sembrava ubriaca, non barcollava, non puzzava di alcol, connetteva bene i discorsi», «e non credevo che fosse così giovane: aveva un’aria più matura, vicino alla trentina di anni, mi sembrava più grande di età, più matura»: lo ha detto al suo difensore, avvocato Cristina Menichetti, l’appuntato dei carabinieri accusato di stupro e ora indagato dalla procura di Firenze insieme a un altro militare con cui era in pattuglia durante un controllo.

Quanto riferito al suo legale sono, in buona sostanza, aspetti di cui avrebbe parlato anche anche al pm Ornella Galeotti da cui si è fatto interrogare due giorni fa. «Non mi sono accorto che era ubriaca», e «non ho percepito nessuna contrarietà» al rapporto sessuale avuto insieme, avrebbe anche detto il militare al suo avvocato.

Se verrà accertata la colpevolezza dei carabinieri, «ci troveremo di fronte a un fatto orribile e a conseguenze assai grave», afferma Dire, la rete di 80 centri antiviolenza in Italia, sottolineando che «le forze dell’ordine sono chiamate a garantire la sicurezza di tutte e di tutti, e la fiducia delle donne nella possibilità di ottenere protezione e giustizia potrebbe subire un duro colpo, vanificare anni di lavoro per l’emersione della violenza maschile sommersa».

Rispetto alla mentalità di esponenti delle forze dell’ordine, Dire precisa di «ascoltare spesso testimonianze di donne che sono state rimandate a casa dal maltrattante quando si erano rivolte ai carabinieri chiedendo aiuto. Tuttora carabinieri e polizia sottovalutano lo stalking e le molestie, non sono formati e preparati adeguatamente per gestire la violenza maschile.

È essenziale e urgente fare formazione, ma anche arruolare più donne cui vanno garantiti rispetto e effettiva parità per fare carriera e ricoprire cariche dirigenziali».

Fra l’altro, la rete parla anche di una «doppia morale che emerge dalla narrazione dei media e dalle reazioni dell’opinione pubblica. Le ragazze uscivano da un locale, avevano bevuto e fumato, dunque la loro parola è messa in dubbio. Il pensiero sottotraccia è che abbiano meritato la violenza perchè erano in giro a notte fonda, e per giunta alterate. Nel caso, questa loro condizione di fragilità costituirebbe una aggravante.

Non esiste alcuna giustificazione per lo stupro. Si insinua addirittura che avrebbero denunciato lo stupro per incassare il premio di una assicurazione contro la violenza sessuale stipulata negli Usa, ignorando che in quel paese, dove una su cinque viene stuprata, tutte le assicurazioni private risarciscono lo stupro».

Dire ribadisce che la violenza maschile è «diffusissima fra le mura domestica» e che «le parole delle donne che si espongono nel denunciare e chiedere giustizia vanno sempre ascoltate, credute e considerate degne di fede fino a inequivocabili prove contrarie. Dire esprime vicinanza e solidarietà alle ragazze americane, e mette a loro disposizione, se lo vorranno, l’ascolto e il sostegno dei Centri Antiviolenza della Rete».

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