Sequestro per estorsione Cinque persone arrestate

di Leonardo Pontalti

Un mix di violenza e intimidazioni legate al traffico e allo spaccio di droga, con tanto di sequestro e pagamento di un riscatto: ingredienti degni di film o serie tv sulla criminalità, che in Valsugana, nei mesi scorsi, hanno caratterizzato però una storia che della finzione non ha nulla.


È stata scoperta dopo lunghe e delicate indagini dai carabinieri della compagnia di Borgo Valsugana, che hanno arrestato quattro giovani, con una quinta persona tuttora ricercata. Sono accusati di aver sequestrato e malmenato un ventiduenne residente in Alta Valsugana, colpevole di aver smarrito un chilo di marijuana che gli era stato affidato: il giovane era stato liberato solo dopo che i malviventi avevano avuto adeguate rassicurazioni sul fatto che i familiari del ragazzo avrebbero fatto avere loro settemila euro, somma pari a quella «investita» da chi gli aveva consegnato lo stupefacente.


L'episodio risale alla fine del settembre 2016 e gli inquirenti ne erano venuti a conoscenza dalla stessa vittima: il ventiduenne era infatti rimasto coinvolto nell'inchiesta «Caffè espresso» della primavera scorsa (ne riferiamo qui sotto) ed in sede di interrogatorio aveva riferito di persona di essere stato sequestrato.


Il suo racconto era stato piuttosto dettagliato ed i militari dell'Arma in questi mesi sono riusciti ad avere conferma puntuale delle sue indicazioni grazie anche ai riscontri offerti da intercettazioni telefoniche e da altri accertamenti svolti con il prezioso ausilio dei colleghi della compagnia di Cavalese.


Il ventiduenne aveva riferito di aver ricevuto il chilo di marijuana, che avrebbe poi dovuto far avere ad un'altra persona incaricata di smerciarlo su piazza. La droga - stando alla versione del ragazzo, riguardo alla quale i carabinieri stanno cercando di trovare conferme - gli sarebbe stata poi sottratta da due giovani, non implicati nell'inchiesta.


A quel punto il ventinovenne albanese a capo dell'organizzazione criminale sgominata nella «Caffè espresso» e tuttora ricercato, avrebbe dato mandato ad un suo complice, il connazionale trentatreenne Enrik Fethau, di Levico e ad altri tre soggetti di Pergine (tutti incensurati: il ventinovenne Vincenzo Longobardi, il ventiseienne Kreshnik Dedej ed il ventenne Enea Vrapi) di recuperare quantomeno il denaro investito per acquistare lo stupefacente andato perduto: 7.000 euro.


Per ottenere la somma dal ventiduenne - dopo che una prima semplice richiesta non era stata presa in considerazione dalla vittima - nella serata del 23 settembre Fethau, Longobardi, Dedej e Vrapi avrebbero raggiunto in auto l'abitazione del giovane e dopo averlo caricato a forza nella vettura lo avrebbero condotto in un campo nei pressi di Pergine e poi a Trento. Qui avrebbero contattato il padre del giovane (dopo aver recuperato il suo numero derubando il giovane del proprio smartphone), che si sarebbe impegnato a raccogliere la somma per poi farla avere ai malviventi.


A quel punto i quattro avrebbero ricondotto il ventiduenne in Valsugana, liberandolo a Selva di Levico. La vicenda si è esaurita dopo il pagamento, avvenuto qualche giorno più tardi. Dell'episodio nulla si era saputo, prima della conclusione - nel marzo scorso - dell'operazione «Caffè espresso», con l'arresto anche del ventiduenne e la scoperta da parte dell'Arma dell'episodio del sequestro ai fini dell'estorsione. Tra la serata di martedì e l'alba di ieri Fethau, Longobardi, Dedej e Vrapi sono stati arrestati: devono rispondere di sequestro di persona a scopo di estorsione e rapina. I carabinieri hanno proceduto anche a perquisire le loro abitazioni, rinvenendo ulteriori fonti di prova e modiche quantità di droga.

 

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