Montagna, meteo e rischi «Le gite vanno programmate»

di Marica Viganò

La previsioni del tempo per la giornata di domenica erano chiare ed era stato diffuso anche un alert della Protezione civile del Trentino.

Eppure sono state tante le richieste di aiuto da parte di escursioni in difficoltà. Purtroppo c’è stata anche una vittima: un 49enne di Cervia, colpito da un fulmine nel pomeriggio, mentre con un’amica stava affrontando la ferrata sulla Cresta Ovest della Marmolada.

«Il bollettino meteo era stato emesso nei giorni precedenti, non all’ultimo minuto - spiega il capo del soccorso alpino del Trentino, Adriano Alimonta - è inspiegabile come mai molti escursionisti si siano comunque organizzati per fare gite lunghe e lontano da luoghi di ricovero. Con gli strumenti che abbiamo oggi non possiamo sottovalutare la sicurezza».

Adriano Alimonta, si dice che la prudenza in montagna non sia mai troppa, ma è anche vero che si possono verificare situazioni imprevedibili. C’è una regola da non dimenticare mai?

«Una regola c’è, che dura nel tempo: in montagna si parte presto al mattino per poter far rientro nel primo pomeriggio. Questo per tanti motivi: si riesce a camminare con il fresco, nelle prime ore della giornata il fisico reagisce in un certo modo e, indipendentemente dalla fatica, l’organismo nel pomeriggio è sempre più affaticato, non solo fisicamente. Può mancare, ad esempio, la concentrazione, la lucidità e quindi la capacità di valutare le alternative e prendere le decisioni. Soprattutto con questo caldo, la formazione di umidità nella Pianura Padana si condensa nelle quote più alte e può prendere la forma di temporale, con il doppio effetto di pioggia e di fenomeni elettrici».

Se il tempo cambia repentinamente e ci si trova nel mezzo del temporale, cosa è bene fare e cosa evitare?

«Innanzitutto bisogna camminare sempre alla medesima velocità. Correre su un terreno bagnato e quando si è in apprensione significa che si fa più attenzione a ciò che sta accadendo attorno rispetto a controllare dove si mettono i piedi: il rischio è di scivolare. Dunque la prima regola è di continuare a camminare con la stessa velocità verso un luogo in cui ci si possa riparare. Solo se si è in un punto della ferrata in cui ci sono cavi e parti metalliche, è necessario cercare subito un anfratto dove poter rimanere fermi, seduti a terra. È bene eliminare i metalli ed i materiali che possono attirare il fulmine ed evitare di muoversi in gruppo, per non attirare le scariche: meglio spostarsi tenendosi un po’ a distanza, evitando i crinali. Attenzione a ripararsi in una grotta o sotto la roccia: si è al sicuro se l’area è asciutta, perché l’acqua è un conduttore di energia elettrica».

C’è altro che è bene evitare?

«Sì, oltre a stare lontano da ruscelli e anche da rocce da cui scendono gocce d’acqua, se ci si trova in spazi aperti è bene non ripararsi mai sotto un albero isolato o vicino a qualsiasi punto che possa fare da parafulmine. È bene inoltre essere attrezzati, anche per quanto riguarda gli indumenti».

Anche con uno zaino ben fatto si fa prevenzione?

«Sì, bisogna programmare bene la gita e gli indumenti e le attrezzature da portare con sé. Ricordiamoci che in quota l’ipotermia è uno dei problemi più gravi: dopo un temporale, la temperatura può calare di dieci-quindici gradi. È bene avere indumenti che ci proteggano dalla pioggia, ma soprattutto dal vento ed eventualmente indossare anche berretto o guanti per una perdita di calore inferiore. Ci vogliono accortezze anche nella preparazione dello zaino, tenendo conto che un giro, ad esempio, di 4 ore potrebbe durarne di più».  

ECCO COME SI PREPARA LO ZAINO PER UN'ESCURSIONE

Mai come in questi ultimi anni il maltempo sta mettendo in ginocchio il territorio. La pioggia, improvvisa e violenta, fa paura.

«Le cosiddette “bombe d’acqua” rappresentano anche per noi soccorritori un fenomeno nuovo. Forti temporali fanno ingrossare anche i rigagnoli, rendendone difficoltoso l’attraversamento. Domenica, ad esempio, siamo stati chiamati da un escursionista che si è trovato in seria difficoltà in val di Peio: è dovuto tornare indietro, percorrere altri 500 metri di dislivello al contrario, perché per l’ingrossarsi del torrente gli era impossibile procedere verso valle. Quando si prepara una gita, è bene tener conto anche degli attraversamenti. Per un aiuto nella programmazione basta contattarci in sede o via e-mail all’indirizzo info@soccorsoalpinotrentino.it».

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