Vladimir Molinari incontra Angelo Metlicovec «La mia vita rovinata da quell'orsa»

di Andrea Bergamo

Vladimir Molinari e Angelo Metlicovec si sono incontrati. Si sono guardati a lungo negli occhi. Occhi che a due anni di distanza hanno fissato nelle pupille l’orsa che li voleva uccidere.

Probabilmente si tratta dello stesso animale - KJ2 - al quale i forestali stanno dando la caccia sulle montagne della Valle dei Laghi dove entrambi sono stati aggrediti.

Quell’orsa mi ha rovinato la vita

Molinari, oggi 47enne, è l’uomo che il 10 giugno del 2015 stava correndo nei boschi che sovrastano l’abitato di Cadine. Un podista provetto che si stava allenando per i suoi «ultra trail» quando venne sorpreso alle spalle dal plantigrado. Ieri mattina è entrato nella stanza al settimo piano dell’ospedale Santa Chiara dove è ricoverato il pensionato di 69 anni al quale il plantigrado «ha teso un agguato» sabato sera nella zona di Lamar.

«Quell’orsa mi ha rovinato la vita» confessa Molinari attraversando il reparto di ortopedia dove lui stesso aveva trascorso un lungo periodo di degenza.

Non c’è stato un abbraccio tra i due, ma soltanto perché Metlicovec fatica ad alzarsi dal letto di ospedale per via della riduzione degli antidolorifici somministrati dai sanitari.

Le ferite alle gambe, al braccio e alla schiena pulsano all’inverosimile e non gli danno pace. «Riesco ad addormentarmi a fatica, tormentato dall’immagine dell’orsa che spalanca le fauci e mi morde ovunque» sono le parole di Metlicovec. Molinari gli appoggia la mano sulla spalla per confortarlo.

Un momento che il figlio di Angelo, Andrea, cattura in uno scatto con il cellulare. Tra i due uomini che sono sfuggiti alla morte è stata subito intesa.

«Si incontreranno ancora, forse già nei prossimi giorni. Hanno parlato a lungo della propria esperienza che presenta diversi elementi comuni, dandosi reciprocamente forza nell’affrontare il futuro» riferisce Andrea. Inutile dire che gli occhi di entrambi si sono arrossati, fino a diventare lucidi.

Molinari ha raccontato di aver perso il lavoro in seguito a quell’esperienza. Era un bravo imbianchino, ma non ha potuto proseguire la sua attività per colpa dei segni lasciati da quell’orsa inferocita. Aveva subìto unghiate e morsi ad un braccio, al busto, al volto ed alla testa, ma era riuscito a far allontanare l’animale sbattendo un bastone a terra e urlando forte.

Anche lui, come Angelo, era accompagnato dal cane legato al guinzaglio. Entrambi sono stati sorpresi alle spalle dall’animale che li ha buttati a terra. «È stato un agguato» ripete ancora una volta Metlicovec che contesta alla Provincia una gestione poco attenta del progetto Life Ursus.

L’assessore Michele Dallapiccola gli fa visita o lo chiama ogni giorno per avere notizia delle sue condizioni. «È dura, ma papà è un uomo forte» commenta Andrea, che rimane sempre accanto al padre in questi giorni difficili. Ieri i medici hanno preferito ingessare anche il polso sinistro del signor Angelo. L’auspicio è che l’anziano possa recuperare interamente la mobilità della mano.

«Per fortuna papà ha lasciato il lavoro di idraulico ormai da 10 anni. Molinari, che dopo l’aggressione ha riportato una parziale invalidità al braccio, è ora disoccupato e non ha ancora ricevuto un euro di risarcimento dalla Provincia».

Intanto l’avvocato Lorenzo Eccher, legale di Angelo Metlicovec, ha già pronto un esposto contro Piazza Dante.

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