Stalking in ufficio, impiegata perseguita la collega

Nello stesso ufficio, gomito a gomito, per 8 ore al giorno: la convivenza può diventare difficile se si hanno metodi di lavoro differenti oppure caratteri incompatibili. Un conto è sopportare una situazione poco piacevole facendo il cosiddetto «buon viso a cattivo gioco», un altro è trovarsi a subire le angherie e gli sbalzi d’umore del collega, con ripercussioni anche sulla propria salute. Nasce da incomprensioni maturate attorno alla scrivania il caso di stalking fra donne discusso dai giudici del Tar. La collega «persecutrice» è stata raggiunta nel marzo scorso dall’ammonimento orale del questore, provvedimento contro il quale ha presentato ricorso chiedendone la sospensione. I giudici amministrativi hanno respinto la domanda cautelare: l’ammonimento «a tenere una condotta conforme alla legge» viene dunque mantenuto fino alla definizione del procedimento.

È da qualche anno che le due donne, che hanno la medesima mansione di impiegate, condividono la stessa stanza durante le ore lavorative e gli attriti sarebbero iniziati subito. Il provvedimento di ammonimento è stato preso nei confronti della più anziana di ruolo, accusata di comportamenti ritenuti persecutori, molesti, minacciosi, reiterati nel tempo che hanno procurato nella vittima «un grave stato d’ansia con alterazione delle proprie abitudini di vita». Urla, parole poco cortesi, a volte spintoni: l’impiegata più giovane per anni ha sopportato una situazione che non sembrava mai avere fine, che le causava frequenti crisi di pianto, anche in ufficio. C’è anche un certificato medico che conferma lo stato di ansia patito. Il datore di lavoro era stato messo al corrente del rapporto conflittuale fra le due dipendenti, ma separarle d’ufficio non sarebbe stato possibile: l’azienda è piccola, non ci sarebbero stati altri posti da coprire con quel tipo di professionalità.

La vittima, assistita dall’avvocato Carlo Alberto Ferrari, avrebbe dunque deciso di procedere contro la collega per stalking. Il questore ha disposto l’ammonimento orale della donna che ha messo in atto la condotta persecutoria, evidenziando nel provvedimento che, in caso di comportamenti non idonei, la persona può essere deferita all’autorità giudiziaria indipendentemente da un’ eventuale querela.

 

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