Lezioni di elisoccorso tra gli ottomila del Nepal

In Nepal con Piergiorgio Rosati

di Leonardo Pontalti

La notizia del riconoscimento ufficiale dei resti di Marco Pojer e Renzo Benedetti è arrivata nei giorni in cui proprio una delle persone che, due anni fa, più si spese per la ricerca dei loro corpi, assieme a quello di Oskar Piazza, si trova nuovamente in Nepal.

Piergiorgio Rosati ormai da tempo investe ogni anno parte del proprio periodo di riposo dall’attività di pilota del Nucleo elicotteri dei vigili del fuoco permanenti in Oriente, al lavoro tra i campi base degli Ottomila per prestare soccorso ad alpinisti e sherpa in difficoltà e, soprattutto, formare piloti del posto in grado di operare in quota con gli elicotteri, pratica quantomai complicata.

«Quella che mi è arrivata ieri è davvero una buona notizia. Immagino che per le famiglie di Pojer e Benedetti non possa che essere una piccola consolazione, ma si tratta sempre di una cosa importante».
Rosati era in Nepal anche nei giorni successivi al sisma di due anni fa e la sua attività si rivelò fondamentale per salvare tante vite. Cosa che, peraltro, è riuscito a fare anche in questi giorni portando a valle escursionisti rimasti bloccati ad oltre 5.000 metri.

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Con lui, questa volta, anche un altro pilota trentino, Michele Calovi. Si trovano in Nepal dal 25 aprile scorso e torneranno in Italia dopodomani. Ma la pattuglia Italiana si è rivelata più folta del previsto, dato che in Nepal Rosati e Calovi hanno incontrato anche l’alpinista lombardo Marco Confortola e Mario Casanova, gestore del rifugio Vioz, impegnati in una spedizione agli 8.167 metri del Dhaulagiri.
«Abbiamo coinvolto anche Confortola che era sul Dhaulagiri per una spedizione ma ha accettato di buon grado di mettere a disposizione la sua grande esperienza», spiega il pilota trentino.

Che in un mese ha svolto decine di interventi: gli ultimi in ordine di tempo, per portare a valle dai campi base 1 e 2 dell’Everest alcuni alpinisti bloccati o feriti. Poi, per trarre in salvo un gruppo di soldati dell’esercito indiano sul Dhaulagiri.

Accanto a loro, alcuni piloti del posto: «Ora il soccorso con gli elicotteri comincia a prendere piede, ma oltre certe quote e con corda o gancio baricentrico per anni siamo stati in pochissimi ad operare: quattro o cinque, e sapere che di questi due erano trentini ed uno lombardo beh, fa un certo effetto. Quantomeno abbiamo tracciato una via nell’effettuare trasporti o operazioni di soccorso che ora altri iniziano a seguire».

In condizioni sempre difficili: non solo in quota ma anche a valle (si fa per dire, 2.860 metri di quota) come ad esempio a Lukla, servita dal maggiore aeroporto della zona, i rischi sono sempre dietro l’angolo. Proprio ieri Rosati e Calovi in persona hanno assistito di persona ad un incidente aereo avvenuto a causa della nebbia al termine dell’insidiosa pista dello scalo «Tenzing-Hillary» e costato la vita al pilota.

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