Parapiglia dopo la multa, il Comune risponde e smentisce la versione delle due donne «Agenti sempre corretti: insulti, sputi e minacce»

«Gli agenti hanno operato  correttamente, entro i termini di legge, con estrema professionalità, competenza e soprattutto con la dovuta attenzione nei confronti delle signore».

In una nota palazzo Thun interviene sull’episodio successo martedì mattina tra via Roma e via Torre Vanga dove madre e figlia, dopo essere entrate - senza permesso - in ztl, avevano avuto un acceso diverbio con gli agenti che le avevano fermate. Il Comune difende l’operato degli agenti e chiarisce la dimamica della vicenda.

«Mia moglie mi ha chiamato in lacrime implorandomi di raggiungerla in via Maccani», aveva raccontato il marito della 48enne, che poi aveva portato le due donne in ospedale, spiegando che sua moglie non poteva lasciare in auto da sola la mamma, impossibilitata a camminare e che la donna doveva assentarsi solo il tempo di ritirare un acquisto.

Una ricostruzione dei fatti che, filmati delle telecamere alla mano, non collima però con quella della polizia locale, la quale precisa poi che le due donne sono state accompagnate al comando non certo per la violazione amministrativa legata all’ingresso in ztl, bensì per «violazioni di rilevanza penale».

Ma veniamo alla ricostruzione dei fatti. Intanto viene precisato che «alla cui guida dell’auto» entrata senza titolo autorizzativo in ztl, «si trovava la signora settantacinquenne (descritta nell’articolo come impossibilitata a camminare), accompagnata in qualità di passeggero dalla figlia quarantottenne.

«Nessuna delle signore - viene chiarito - ha manifestato la necessità di dover accedere con il veicolo in centro storico per ragioni di salute».

Alla richiesta di fermarsi e esibire i documenti di guida, la signora «invece di fermarsi riprendeva la marcia allontanandosi mentre il passeggero, abbassato il finestrino, apostrofava verbalmente e gestualmente, con toni oltremodo offensivi e minacciosi, gli operatori di polizia».

La macchina era stata quindi fermata da un’altra pattuglia, che aveva intimato l’alt: «Il conducente, a questo punto, dopo aver accennato a rallentare dapprima cercava, incitato dal passeggero, di investire l’agente per poi richiudersi all’interno del veicolo rifiutando ogni e qualsiasi contatto. Dopo qualche minuto e a seguito del tentativo di riportare alla ragione le due donne che non smettevano mai di proferire offese e minacce, gli agenti, a norma di legge, chiedevano ad entrambe di fornire le rispettive  generalità».

A quel punto la passeggera si sarebbe avventata su uo degli ahenti «colpendolo  ripetutamente al volto e sputandogli in  faccia. Vista l’impossibilità di riportare alla ragione le signore - viene chiarito - gli agenti procedevano, con la dovuta cautela, a bloccare il  solo passeggero (la signora quarantottenne in evidente stato di alterazione) al fine di evitare pericolo per la stessa e per gli agenti, optando per l’accompagnamento presso il Comando ai fini di una compiuta generalizzazione».

Ma la conducente non sarebbe rimasta inerme. «Decideva autonomamente di abbandonare il proprio mezzo e di salire a bordo (senza dimostrare ne affanno ne difficoltà alcuna) dell’auto di servizio, mettendo così in atto l’ennesima forma di resistenza nei confronti dei pubblici ufficiali».

Nella nota si ricorda infine che «minacce e offese sono continuate sia durante il tragitto che anche all’interno del comando». Per questo, avvisato il magistrato di turno, entrambe sono state deferite all’autorità giudiziaria.

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