La tragedia di Scarponi riapre la questione sicurezza dei ciclisti

La tragedia di Michele Scarponi vittima oggi di un incidente stradale mentre si allenava in vista del Giro d’Italia, ripropone il tema della sicurezza dei corridori in allenamento e anche in gara, come dimostra una purtroppo lunga sequenza di eventi mortali che hanno colpito i ciclisti in questi anni.
Nel caso del campione marchigiano, che ieri era a Trento per la tappa finale del Tour of the Alps, secondo una prima ricostruzione la tragedia è stata causata da una mancata precedenza da parte di un furgone.

Talvolta si è trattato di rovinose cadute, ma più spesso gli incidenti sono stati provocati da comportamenti irresponsabili di persone alla guida di auto o altri veicoli improvvisamente piombati nel bel mezzo di una gara.

L’anno scorso alla Gand-Wevelgem, in Belgio, una moto travolse il corridore belga Antoine Demoitiè, che poi morì in ospedale per le ferite riportate.

Un paio di mesi prima il 23enne francese Romain Guyot finì sotto un camion a un incrocio.

Al Giro d’Italia del 2011, dove Scarponi arrivò secondo, ma fu poi proclamato vincitore per la squalifica di Alberto Contador, perse la vita il belga Wouter Wylandt, finito contro un muro al Passo del Bocco.

L’anno precedente Thomas Casarotto si era scontrato con un’auto finita nel percorso di gara durante il giro del Friuli.

Nel 2003 alla Parigi-Nizza il kazako Andrei Kivilev cade e batte violentemente la testa. Dopo quell’episodio entrò in vigore l’obbligo del casco in gara.

Risale a 22 anni fa la morte al Tour di Fabio Casartelli.

L’azzurro, oro olimpico a Barcellona, era una grande promessa del ciclismo italiano. Fu coinvolto in una caduta, nella discesa del Colle di Portet-d’Aspet e finì contro un muro di cemento al lato della strada.

Nel lontano 1986 Emilio Ravasio cadde durante la prima tappa del Giro d’Italia, risalì in bicicletta e giunse al traguardo di Sciacca, poi perse conoscenza, fu operato, ma non ci fu nulla da fare e morì.

Nel 2001 i gemelli Ochoa vengono travolti da una macchina durante un allenamento a Malaga. Ricardo muore, Javier resta handicappato.

Nella storia triste del ciclismo italiano vive il ricordo di Serse Coppi, fratello di Fausto, morto per una caduta al giro del Piemonte 1951.

Nel 1970 la malasorte colpì il campione del mondo Jean-Pierre Monserè, investito da un’auto. Esattamente 25 anni fa, il giapponese Sirassaka Noriakhi muore come Scarponi, travolto da un camion durante un allenamento.

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