I tagli ai vitalizi d'oro ora sono a rischio

di Luisa Maria Patruno

Ciò che si temeva è accaduto: la legge del 2014 che ha tagliato i vitalizi, chiedendo agli ex consiglieri regionali di restituire alle casse pubbliche 29,4 milioni di euro, rischia di essere cancellata dalla Corte costituzionale.

L’effetto - qualora questo accadesse - potrebbe essere dirompente, visto che la Regione i soldi recuperati e destinati al Fondo per l’occupazione e la famiglia li ha già «girati» alle due Province di Trento e Bolzano. E proprio venerdì la giunta provinciale di Trento ha destinato ben 7 milioni di questi soldi tolti ai vitalizi per finanziare 23 progetti per occupazione e welfare. La Consulta potrebbe ora decidere che invece questi soldi vanno tolti ai disoccupati e restituiti ai legittimi beneficiari di vitalizi d’oro. Il rischio è alto e per questo la giunta regionale nell’ultima seduta ha deciso di resistere al ricorso nominando per la sua difesa gli avvocati Giandomenico Falcon e Fabio Corvaja, che hanno seguito fin dall’inizio la definizione della legge.

A fronte del ricorso dell’ex consigliere regionale Alois Kofler - è solo uno dei 62 ricorsi pendenti - contro la richiesta della Regione di restituire parte degli anticipi del vitalizio e delle quote del Fondo Family ricevuti, in cui si sollevavano diverse questioni di legittimità costituzionale, il Tribunale civile di Trento ha dichiarato «rilevante» e «non manifestamente infondata la questione di legittimità» in relazione alle norme ad applicazione retroattiva e ha disposto l’immediata trasmissione degli atti alla Corte costituzionale perché si esprima.

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L’ordinanza del giudice civile del 7 febbraio scorso, relativa a uno dei ricorsi, sospende dunque ogni giudizio di merito, in attesa che la Consulta decida se il consiglio regionale ha violato o meno la Costituzione approvando la legge regionale 4 del luglio 2014 con cui si è determinato il ricalcolo al ribasso del valore attuale del vitalizio, ovvero della somma che era stata anticipata in base alla legge regionale di due anni prima, chiedendo a 87 ex consiglieri di restituire la differenza, in liquidità e/o quote del Fondo Family, mentre a 40 tra consiglieri ed ex consiglieri che avevano ricevuto senza aver maturato il diritto era stata chiesta di ritorno l’intera cifra.

Secondo il tribunale di Trento la Corte costituzionale dovrà chiarire proprio se il Consiglio poteva approvare delle norme che andavano ad incidere in modo retroattivo su chi già - in base alla legge precedente del 2012 - percepiva l’assegno vitalizio o si era visto assegnare gli anticipi anche se non aveva ancora maturato il diritto. E vengono messi sotto esame anche la legittimità della interpretazione autentica che è stata data del precedente «valore attuale» del vitalizio, facendo ora riferimento invece al «valore attuale medio» (art.1 della legge 2014), nonché i nuovi parametri applicati per definire il valore attuale medio (art. 2) che infine le norme che prescrivono le modalità del recupero delle somme e delle quote del Fondo Family (art. 3 e 4).

Non viene contestato invece il contributo di solidarietà sugli assegni mensili. La questione di incostituzionalità riguarda le norme chiave della legge, che ha portato fino ad ora al rientro nelle casse della Regione di 17 milioni di euro di cui circa 4 milioni in contanti e il resto come restituzione delle quote del Fondo Family.

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