Cooperazione, licenziamenti Sait «Cassa integrazione graduale»

di Francesco Terreri

I 130 esuberi del Sait sono divisi a metà tra uffici e magazzini, circa 65 lavoratori per ciascun comparto della sede centrale. Ieri il consorzio ha delineato ai sindacati il percorso verso il dimagrimento del personale.

Nelle intenzioni di Sait il percorso è breve: da aprile i lavoratori in esubero cominceranno ad andare gradualmente in cassa integrazione straordinaria, per lo più a zero ore, per arrivare a regime entro un trimestre.

I sindacati non hanno però ancora firmato niente. Il confronto decisivo sarà il 21 marzo al Servizio lavoro della Provincia. Ma forse per molti lavoratori non sarà primavera.

«Sait ci ha presentato un documento su cui abbiamo aperto la discussione. Ma non abbiamo firmato niente - racconta Lamberto Avanzo, segretario della Fisascat Cisl, il sindacato che conduce la trattativa con l’azienda insieme a Filcams Cgil, Uiltucs Uil e Rsu - Lo ridiscuteremo il 21 marzo al Servizio lavoro della Provincia, quando si potrebbe arrivare alla firma dell’accordo. La porta è aperta ma ci sono diverse questioni da precisare».

Il consorzio della cooperazione di consumo ha chiesto la cassa integrazione straordinaria per dodici mesi per tutti i 400 addetti della sede centrale di via Innsbruck, all’interporto. Ma in cassa andranno effettivamente poco più di 130 lavoratori, scaglionati a partire dal mese prossimo e a regime entro giugno, qualcuno a rotazione, per lo più a zero ore.

«Un po’ alla volta andranno in cassa integrazione a zero ore - precisa Avanzo - ma non è detto che non rientrino più. Stiamo discutendo tutte le possibilità alternative: il distacco momentaneo in altre aziende della cooperazione di consumo o della Federazione, i distacchi anche in Sait, l’eventuale necessità di personale temporaneo o a tempo indeterminato nei punti vendita».

Per questo diventa cruciale il passaggio della formazione. «Organizzata da Sait insieme all’Agenzia del Lavoro, punterà a formare figure direttamente legate ai negozi. Insomma, un impiegato o un magazziniere potrebbero essere riconvertiti come banconiere o macellaio».

Quindi, sostiene Avanzo, non sono perse tutte le speranze di attutire l’impatto sociale degli esuberi attraverso ricollocazioni e prepensionamenti.

Un’altra misura che aiuterà i cassintegrati è l’anticipo del Tfr in modo da integrare l’indennità di cassa, 800 euro mensili in media, e evitare il taglio del reddito rispetto alla situazione attuale. «Ci aspettavamo qualcosa di più - conclude Avanzo - ma abbiamo messo dei paletti».




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