Omicidio Sarah Scazzi: condanne confermate in Corte di cassazione

Ergastolo confermato per Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano.

Lo ha stabilito poco fa la prima sezione penale della Cassazione confermando la sentenza di primo e secondo grado per la morte di Sarah Scazzi ad Avetrana il 26 agosto 2010.

La I sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna a otto anni per Michele Misseri per la soppressione del cadavere di Sarah Scazzi, morta ad Avetrana il 26 agosto 2010. La Corte ha poi ritoccato al ribasso di un anno la pena per il fratello di Michele, Carmine Misseri, riducendola a quattro anni e 11 mesi.

Madre e figlia erano accusate di aver strangolato la ragazza, il cui corpo sarebbe poi stato nascosto da Michele Misseri.

Ad aprile 2013 la corte d’Assise di Taranto ha condannato Cosima e Sabrina all’ergastolo, verdetto confermato il 27 luglio 2015 dalla Corte d’Appello, con una sentenza in 1277 pagine, depositata solo diversi mesi dopo.

Il collegio della Cassazione è presieduto dal giudice Arturo Cortese, mentre l’accusa sarà rappresentata dal sostituto Pg Fulvio Baldi.

Nel processo scende in campo lo studio del professor Franco Coppi, che difenderà personalmente Sabrina, e che da anni cerca di sostenere l’innocenza delle due donne indicando in Michele Misseri il reo confesso.

Oltre a Cosima e Sabrina, la Cassazione dovrà vagliare la posizione di Carmine Misseri, fratello di Michele, condannato a 5 anni e 11 mesi per soppressione di cadavere.

Meno gravi le responsabilità di Vito Russo, l’ex legale di Sabrina Misseri condannato a un anno e quattro mesi in appello (due anni in primo grado), e di Giuseppe Nigro condannato fin dal primo grado alla stessa pena, entrambi per favoreggiamento.

Il giorno della scomparsa, Sarah aveva appuntamento con un’amica per andare al mare, ma non si presento. Il suo corpo fu fatto ritrovare, proprio da Michele Misseri colpito dal rimorso, in un pozzo-cisterna 42 giorni dopo, confessando di aver ucciso la ragazza.

Una versione ritratta poi alcuni giorni dopo, quando il contadino di Avetrana chiamò in causa sua figlia Sabrina.
Misseri si è poi dichiarato colpevole, ma le indagini avevano preso un altro corso.

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