Settanta giovani animatori per la festa con gli ultimi, l'emozione degli organizzatori

Il «Capodanno capovolto, dai all'ultimo un nuovo volto» è proposto dalla Diocesi di Trento attraverso la Caritas e la Pastorale giovanile, con la Pastorale universitaria e la Fondazione comunità solidale

di Flavia Pedrini

Tasche vuote, vite fragili e tanta solitudine. Li chiamano gli ultimi. Persone invisibili, a volte semplici numeri. Eppure, dietro quei volti stanchi o con la barca incolta, ci sono storie da raccontare e mondi da scoprire. Ecco, questa sera, quando scoccherà la mezzanotte, queste persone - uomini e donne ospiti delle strutture di prima accoglienza - non saranno sole. Con loro ci saranno settanta giovani che hanno deciso di trascorre un capodanno diverso, al servizio di chi vive ai margini. Sono gli animatori che hanno aderito al «Capodanno capovolto, dai all'ultimo un nuovo volto» proposto dalla Diocesi di Trento attraverso la Caritas e la Pastorale giovanile, con la Pastorale universitaria e la Fondazione comunità solidale. All'appello per la sesta edizione hanno risposto in settanta (tra cui dieci animatori), tra i 18 e i 35 anni. Le iscrizioni hanno raggiunto il tetto massimo possibile, termometro di un desiderio di mettersi in gioco, ma anche di fame di relazioni vere. 

«Credo che un giovane oggi cerchi proposte forti e la proposta forte è quella che ti mette in gioco e ti rende protagonista nell'incontro con l'altro - evidenzia don Rolando Covi, responsabile della pastorale giovanile - Credo che i giovani cerchino proposte in cui c'è la possibilità di donare qualcosa di sé e rendere felice l'altro». I giovani animeranno la festa di capodanno in sette strutture: Sentiero, Bonomelli, Casa Briamasco, Casa Lamar, Casa P. Angelo, La Rete, Unità di Strada. Per una sera gli ospiti, che vivono ogni giorno la fatica e la solitudine, saranno protagonisti.

«Lo stupore durante la sera è che in mezzo alla tobola, ai giochi e ai canti ci si ferma e ci si ascolta, ci si conosce e si scopre che dietro questi volti non ci sono numeri, ma persone con una storia, a volte con sofferenze, ma anche con grandi ricchezze di studio o di viaggio. Così nasce uno scambio». Un incontro con un'umanità fragile che fa bene anche ai giovani. «Li aiuta a raccontarsi - dice il sacerdote - a riconoscere la loro ricchezza. L'incontro con la fragilità e la povertà aiuta ad incontrare le proprie fragilità e questo è un motivo di grande crescita», evidenzia. 

La festa per salutare l'anno nuovo nel pomeriggio sarà preceduta da un incontro fra gli animatori. «Sono giovani che arrivano da mondi diversi: qualcuno è già impegnato in parrocchia, nella pastorale giovanile o in Caritas - spiega Anita Scoz, coordinatrice per la Caritas - Ma c'è anche chi non ha mai fatto esperienze di volontariato. Per questo domani (oggi ndr) alle 14 in Seminario si terrà un momento per conoscersi». Alle 18, divisi in gruppi, i giovani andranno ad animare le sette strutture.«Gli ospiti sono persone che vivono situazioni di disagio e che altrimenti sarebbero sole o senza festa. Attraverso questa iniziativa, con la presenza dei volontari, possiamo dare un valore aggiunto, di comunità che partecipa, di normalità e anche di leggerezza», evidenzia Scoz. 

Dopo la cena ci sarà spazio per musica, balli, karaoke, in attesa della mezzanotte. Sarà festa, semplice e sincera. «A capodanno tutti cercano di fare qualcosa di originale e diverso. Questa è un'occasione per fare qualcosa di semplicissimo, che però ha un valore grandissimo, perché si sta con chi non si incontrerebbe in altre occasioni e con chi si nutre di questo momento di relazione e di incontro». E c'è da scommettere che anche i giovani animatori torneranno a casa felici. «Di solito - conclude la giovane coordinatrice - i volontari dicono di avere ricevuto molto più di quanto hanno dato».

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