Nuovo ospedale, bacchettata dalla Corte dei Conti

di Domenico Sartori

Continua ad essere più «cara» che nelle altre regioni, la sanità trentina, in ragione delle prestazioni qui garantite, oltre i Lea (livelli essenziali di assistenza) nazionali, e in ragione del contratto provinciale di lavoro per gli addetti, più ricco.

Ma la Corte dei Conti, con gli esiti illustrati ieri sull’attività di controllo del bilancio 2015 dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) prende atto dell’avanzamento dei piani di miglioramento, per recuperare risorse, con l’efficientamento organizzativo. L’Azienda sanitaria supera l’esame. «Bocciata» invece la Provincia, quanto a capacità di programmazione degli investimenti.

E la bocciatura è racchiusa in due date.

Anno 1998: la Giunta provinciale approva la prima delibera per il nuovo ospedale.

Anno 2016: l’ospedale non c’è ancora.

Gianfranco Postal, nelle vesti di magistrato istruttore, affiancato dal presidente del collegio Diodoro Valente e dal giudice Massimo Agliocchi. Una bocciatura che si accompagna al suggerimento di introdurre metodologie di controllo dei grandi investimenti, in strutture e in attrezzature e apparecchi. Nella sua relazione, Postal annota, tra l’altro, che in materia di investimenti è da considerare che «anche il tempo di realizzazione è da valutare nei costi/oneri, sia per gli effetti finanziari diretti, quanto per i maggiori/minori costi di gestione, ma anche con riguardo ai costi indotti dalla mancanza del risultato, pure in termini di perdita di chances-risultati attesi non verificabili».

Ospedale e gestione oculata

Non a caso, la Corte dei Conti ha preso in considerazione un caso concreto, quello del nuovo ospedale, «per evidenziare la correlazione tra principio del buon andamento dell’amministrazione e risultato operativo». Nell’analisi dei costi del nuovo ospedale, pur non trattandosi di un rendiconto, il controllo della magistratura contabile ha preso in considerazione i costi fin qui sostenuti: 61,51 milioni di euro per l’approntamento delle aree (senza considerare il valore dei terreni messi a disposizione dal Comune di Trento per il Pst, Polo sanitario trentino); 122, 7 milioni per il Centro di protonterapia collegato, destinati a salire a 170; 22,76 milioni (al netto delle revoche e della variazioni di impegno, esclusi 77 mila di spese legali) per il progetto Not (Nuovo ospedale trentino), poi accantonato.
Nei costi, ci sono anche i 93.437.129,28 euro spesi dalla Provincia, dal settembre 1998, per l’adeguamento e la manutenzione del «vecchio» ospedale Santa Chiara.

Spesa sanitaria pro-capite più alta

Gli esiti dell’istruttoria sulla gestione 2015 rileva un valore della produzione dell’Apss di 1,235 miliardi (-1,33% sul 2014), con un risultato operativo della gestione caratteristica di 4,865 milioni, in flessione di 20,82 milioni. Il risultato positivo (ante imposte) di 29,04 milioni è frutto esclusivamente dei proventi di natura straordinaria (assicurati dalla Provincia). La voce più significativa che ha portato ad una riduzione (-1,33%, pari a 16,62 milioni) del valore della produzione, deriva dal calo di contributi in conto esercizio della Provincia (-27 milioni, da 1,123 a 1,096 miliardi), in parte compensata dai ricavi propri (+11 milioni, da 88,07 a 99,43 milioni). I costi della produzione sono in aumento dello 0,34% (circa 4,2 milioni), da 1,225 a 1,229 miliardi). In particolare, per gli acquisti di beni sanitari (145,54 milioni), è in costante aumento la spesa per medicinali e prodotti farmaceutici (+8,19 milioni, +16,85%).

La voce che più pesa è quella per le prestazioni socio-sanitarie a rilevanza sanitaria (il 31% degli acquisti di servizi sanitari): vale 151,78 milioni, di cui 124,74 per le case di riposo e 8,59 per l’assistenza sanitaria in istituti speciali e socio-assistenziali. Una voce però in calo: -1,55% (-2,39 milioni). L’assistenza ospedaliera (22% del totale, pari a 107,56 milioni) registra un considerevole aumento: +7,41%. Qui pesano due voci: i 54,30 milioni per l’assistenza ospedaliera accreditata (presso cliniche private) e 53,28 per la mobilità sanitaria. Il costo dell’assistenza farmaceutica territoriale convenzionata è di 65,1 milioni (-3,21%, pari a -2,16 milioni), quello dell’assistenza medico generica e infermieristica (medicina di base) è di 59,22 milioni (+0,97%, pari +567.971 euro). Il personale rappresenta il 34,09% (419,29 milioni) del costi.

La voce redditi di lavoro dipendente vale in Trentino il 37,3% della spesa sanitaria, a fronte del 31,1% nazionale e del 39,5% del macro aggregato «Autonomie speciali». In un anno, la spesa farmaceutica è aumentata del 6,11% (del 12,31% dal 2012). L’Apss spiega che 6,6 milioni dipendono dai farmaci innovativi destinati all’epatite

Complessivamente, la spesa in medicine è di 134,47 milioni, il 10,93% dei costi di produzione (10,43% nel 2014, con un valore pro-capite di 253 euro (236 nel 2014). Anche quest’anno, la Corte dei Conti evidenzia il saldo negativo per la mobilità sanitaria: 18,72 milioni (67,59 di mobilità passiva e 48,88 attiva). Soprattutto, pesa la voce dei ricoveri (14,56 milioni) fuori provincia. Considerando l’insieme dei costi, compresi quelli diretti di gestione del Centro di protonterapia (11,84 milioni, di cui 9,3 finanziati dalla Provincia), la spesa sanitaria nel 2015 è stata pari a 1,170 miliardi: una spesa sanitaria pro-capite provinciale che supera del 17% quella nazionale, con un divario di 312 euro.

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