Marra, colpo al «raggio magico» Grillo: «Ora devi rimediare»

È il colpo più duro per Virginia Raggi, un colpo al cuore del cosiddetto «raggio magico»

È il colpo più duro per Virginia Raggi, un colpo al cuore del cosiddetto «raggio magico»: Raffaele Marra, dirigente capitolino di lungo corso e braccio destro della sindaca, da tempo al centro di polemiche, è stato arrestato per corruzione in relazione all’acquisto di una casa «donatagli» nel 2013 dal costruttore Sergio Scarpellini. E le opposizioni si scatenano.

Un terremoto per l’amministrazione M5s di Roma già scossa dall’ addio dell’assessore all’Ambiente Paola Muraro, dimessasi martedì scorso dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per reati ambientali, risalenti a quando era consulente Ama.

L’indagine della procura di Roma che inguaia Marra è relativa a una vicenda del giugno 2013, quando era dirigente sotto la giunta di centro destra di Alemanno e riguarda l’acquisto da parte della moglie di una casa dell’Enasarco di 150 metri quadrati nel quartiere Prati Fiscali.

Il tutto, secondo l’accusa, grazie a due assegni per un totale di 350mila euro provenienti da un conto di Scarpellini. E con uno sconto fino al 40% riservato agli inquilini e non dovuto. Che i rapporti con l’imprenditore continuassero emerge da una intercettazione del giugno scorso: Marra parlando con la segretaria di Scarpellini diceva «Sono comunque a disposizione».

Secondo il gip Maria Paola Tomaselli, che ha disposto l’arresto di Marra e dello stesso Scarpellini, i due potevano reiterare ancora le condotte criminali, per la loro «spiccata pericolosità sociale» e per il ruolo che il dirigente capitolino ricopre, quello di capo del personale.

Un incarico in cui la Raggi lo ha mantenuto, nonostante le forti pressioni a rimuoverlo che arrivavano anche da una parte del M5s che mal digeriva il suo passato nelle amministrazioni di Gianni Alemanno in Campidoglio e di Renata Polverini alla Regione Lazio.

La sindaca è di nuovo in trincea. In una conferenza stampa in Campidoglio, con a fianco il vicesindaco Daniele Frongia, assicura che Marra sarà subito sostituito, «l’amministrazione andrà avanti con serenità» e riconosce gli errori fatti.

«Abbiamo sbagliato - afferma - Marra era già un dirigente e ci siamo fidati, mi dispiace per i cittadini romani, per il M5S e per Beppe Grillo che aveva evidenziato qualche perplessità».

Queste parole, però, sembrano non bastare, soprattutto agli ortodossi del M5s, pronti a mettere sulla graticola la sindaca. La base sul blog è in subbuglio, qualcuno prospetta anche di togliere il simbolo M5s alla Raggi. Beppe Grillo, al telefono con la sindaca, dice: «Su Marra te lo avevo detto ora rimedia».

Poi riunisce nel pomeriggio i parlamentari all’Hotel Forum. E gli animi sono accesi. «Non basta chiedere scusa», tuona la senatrice Paola Taverna. «I fatti parlano. Sono molto fiera di stare dalla parte giusta», dice la deputata M5s Roberta Lombardi che aveva parlato di Marra come di un «virus che ha infestato il Movimento». In contemporanea la Raggi riunisce la maggioranza.

Emergono malumori sulla gestione della vicenda e «mea culpa generali». Il presidente dell’assemblea capitolina, il lombardiano Marcello De Vito lascia l’incontro prima della fine.

Dal Pd alla Lega è un fuoco di fila. I dem a protestano in Aula Giulio Cesare, il centrodestra chiede le dimissioni della sindaca. «Quando dissi che stavano riciclando il peggio, quando raccontai i legami pericolosi di questa gente, Grillo, Di Battista e Di Maio mi insultarono. Sono politicamente corresponsabili», dice il presidente Pd Matteo Orfini. Giorgia Meloni dà un ultimatum: Grillo e M5s ci mettano la faccia, ricoprendo incarichi di responsabilità in Campidoglio, o la Raggi si dimetta. Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini distingue i casi di Milano e Roma. Su Giuseppe Sala, autosospesosi perchè indagato, dice: «Se ha la coscienza pulita faccia il sindaco a tempo pieno e lavori, se ha la coscienza sporca si dimetta». A Roma «l’unica parola è elezioni subito».

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