Droga venduta anche a ragazzini di 13 anni «Per i genitori situazione fuori controllo»

Operazione anti spaccio nell'Alto Garda, i carabinieri: «Le famiglie sono in balìa degli eventi»

di Paolo Liserre

L’operazione antidroga condotta dai carabinieri di Riva del Garda ha portato a sei arresti (vedi sotto). Ma se ci sono gli spacciatori, ci sono anche i consumatori. E questi sono molto spesso minorenni.

Il capitano Marcello Capodiferro, comandante della Compagnia di Riva, lo ha detto chiaro e tondo nell’incontro con la stampa al comando provinciale di Trento: «I genitori sono rimasti quasi tutti sorpresi, ignari dell’attività dei figli, molto spesso in balìa degli eventi. Non sanno cosa fare, non sanno come comportarsi. E un altro elemento che abbiamo notato è stata in alcuni casi la grande maleducazione dei figli nei loro confronti. Una maleducazione che non ha confini».

I clienti degli spacciatori erano clienti giovani e giovanissimi, dai 13 ai 17 anni, che per tutta l’estate hanno acquistato la droga coi soldi che davano loro mamma e papà, convinti che servissero per una pizza, un gelato o quant’altro di innocente. Veri e propri habitué dello spinello, capaci di acquistare hashish e marijuana almeno una volta al giorno sganciando nell’arco di due-tre mesi dai 600 ai 900 euro, cifre che per un ragazzino (ma anche per un adulto) sono roba importante.

I genitori sono rimasti quasi tutti sorpresi, ignari dell’attività dei figli. Non sanno cosa fare, non sanno come comportarsi. Nei ragazzi si nota una maleducazione che non ha confini

Il tutto lontano da occhi indiscreti, tra il parco e gli immobili fatiscenti della Colonia Miralago e la zona di Villino Campi. «Un vero e proprio mercatino della droga» lo ha definito il colonnello Luca Volpi, comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, nel presentare i risultati dell’attività investigativa condotta dai Carabinieri della Compagnia di Riva del Garda e coordinata dalla procura della Repubblica di Rovereto per fronteggiare lo spaccio di sostanze stupefacenti in zona.

Dall’anno scorso, con la prima esperienza a Tione, gli stessi militari dell’Arma hanno avviato in alcuni istituti scolastici una serie d’incontri anche coi genitori, esperienza che verrà ripetuta nel mese di gennaio per la prima volta nella Busa all’Enaip di Arco. E che ci si augura possa venir estesa anche ad altre scuole.

I sei arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere facendo di fatto scena muta dinnanzi al giudice. Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Riccardo Dies, nel caso di uno dei sei arrestati si fa riferimento anche ad una prestazione sessuale richiesta e ottenuta da una tossicodipendente della zona in cambio della cessione di una dose di cocaina.


 

Sei arrestati (tre attualmente in carcere a Spini di Gardolo e altrettanti ai domiciliari), un latitante di nazionalità ucraini rientrato in patria ma nei confronti dei quali è già stato spiccato un mandato di cattura internazionale, 18 denunciati a piede libero (di cui due minori), 25 perquisizioni e ben 69 persone segnalate all’autorità giudiziaria per consumo personale di droga, di cui ben 63 minori, alcuni dei quali tredicenni, quasi tutti rivani, tutti studenti, per la maggior parte figli di «buone famiglie».

Sono i numeri della ribattezzata «Operazione Spiagge Sicure», un’attività investigativa partita l’estate scorsa e che ha impegnato per alcuni mesi i carabinieri rivani guidati dal capitano Marcello Capodiferro e dal maresciallo Massimiliano Greco (comandante ad interim del Nucleo operativo) tra appostamenti, pedinamenti e dall’inizio di settembre anche grazie alle riprese di due telecamere piazzate appositamente tra Miralago e Villino Campi.

Ai sei viene contestato il reato di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso ma non l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio in quanto, come hanno spiegato gli inquirenti, di fatto ognuno di loro operava autonomamente seppur nella stessa zona. Il modus operandi degli spacciatori era «comune a tutti loro e ingegnoso», hanno sottolineato i carabinieri.

«Le sostanze stupefacenti - hanno raccontato gli inquirenti - venivano sistematicamente nascoste in anfratti, cespugli e addirittura sugli alberi del posto venendo prelevate all’occorrenza per essere spacciate agli acquirenti. In tal modo evitavano i controlli su “strada” e quindi il rischio di vedersi sequestrata la droga a seguito di perquisizioni personali da parte delle forze di polizia.

L’acquisto ed il consumo delle droghe avveniva sul posto, piuttosto lontani da occhi indiscreti e soprattutto, anche qui, per evitare i controlli delle forze dell’ordine». L’attività di spaccio è andata avanti per tutta l’estate, tutti i giorni dalle prime ore del mattino sino a sera inoltrata.

 

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