Addio a Stefano Bottura Tenore del coro della Sat

È morto, all’improvviso lasciando nello sconforto amici e familiari, Stefano Bottura, 53 anni, residente a Man. Il Coro della Sat perde un tenore primo, che da vent’anni dava il suo appassionato contributo.

Le figlie Erika e Chiara perdono un padre affettuoso e orgoglioso dei loro successi. Il Comune saluta un dipendente fedele, che lavorava all’Ufficio protocollo. I clienti del bar e ristorante Groff a Man, dove Bottura dava una mano alla compagna Roberta Trentini, sentiranno la mancanza della carica di simpatia di Stefano.

Bottura è morto all’improvviso, per un problema di natura cardiaca. Era un personaggio noto in città per la sua esplosiva ironia e istintiva  capacità di comunicare. Era cresciuto a Man dove vivono ancora i genitori, la mamma Annunziata e il papà Remo. Bottura aveva nel suo dna il canto: «Lo conobbi nel coro dei Minipolifonici quando lui aveva 7-8 anni e poi ci siamo ritrovati a cantare nel coro della Sat - ricorda l’amico Guglielmo Banal - Stefano era una persona ironica comunicativa e molto diretta. Ricordo ancora il suo primo concerto, a Fiavè,  quando tenemmo a battesimo il coro Cima Verde: lo vidi agitato per il debutto, un sentimento che non si addiceva ad un carattere così esuberante».

Con gli amici del Coro della  Sat aveva cantato una decina di giorni fa in occasione del concerto per il 90° del sodalizio. «Era un nostro corista da oltre 20 anni, un tenore primo di notevole valore - ricorda Mauro Pedrotti, direttore del Coro della Sat - tutti noi perdiamo una voce importante ma anche un amico, una persona sempre estroversa ed allegra».

La passione per il canto ha attraversato tutta la vita di Stefano Bottura, ma non era l’unica. Era molto legato alle due figlie. Gli amici lo ricordano sulle tribune a soffrire facendo il tifo per l’Ata Volley, squadra di B1 in cui la figlia Chiara. «Andava fiero dei successi sportivi della figlia, una colonna dell’Ata», ricorda ancora  Banal. La figlia non è l’unica atleta di valore di famiglia: anche la sorella Roberta per anni ha corso ad alto livello nell’Atletica Trento.
Bottura era dipendente del Comune, anzi la sua è una famiglia di “civil servant”: un fratello lavora ai Servizi funerari, un altro è elettricista e Stefano era impiegato al protocollo negli uffici di via Maccani dopo essere stato in Circoscrizione a Sardagna e all’economato.

Ma fuori dagli orari di lavoro, magari di prima mattina o la sera, spesso si incontrava Bottura anche al Groff dove portava la sua carica inesauribile di vitalità. «Era una bella persona, di quelle che quando hai bisogno non ti dicono mai di no», ricorda Giovanni Groff. Domani il funerale.

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