Cooperazione «fantasma» in Africa: condannati

Un pozzo, un’aula di informatica per la scuola del villaggio, un allevamento di polli. Progetti finanziati dalla Provincia a sostegno delle popolazioni che vivono in aree rurali di Guinea Bissau e Costa d’Avorio. Peccato, però, che le opere siano rimaste sulla carta. Secondo la sezione giurisdizionale della Corte dei conti, i tre interventi di cooperazione internazionale non sarebbero, dolosamente,  mai stati realizzati, pur avendo incassato parte dei contributi pubblici presentando documentazione non veritiera.

E così i legali rappresentanti delle due onlus coinvolte sono stai condannati per danno erariale. Tomas Cabral, 38 anni, nato in Guinea Bissau, ultima residenza a Trento (ma ora irreperibile), e l’associazione Ebe di cui era legale rappresentante sono stati condannati in due diversi procedimenti a risarcire alla Provincia 14.628 euro per il progetto di informatica e 14.904 euro per il pozzo «fantasma». La corte dei conti ha condannato anche Dohouci Lydie France Assovie, 32 anni, nata in Costa d’Avorio ma residente a Trento e l’Associazione Usia (di cui era legale rappresentante) a risarcire alla Provincia 17.500 euro per l’allevamento avicolo.

I documenti di spesa allegati alla rendicontazione si sono dimostrati artefatti

Ebe, attraverso Tomas Cabral, nel 2008 aveva chiesto alla Provincia un finanziamento per la realizzazione di un pozzo per l’acqua a Bambadinca di Prabis in Guinea Bissau. L’obiettivo era garantire l’acqua potabile agli abitanti del villaggio e irrigare gli orti per garantire alle donne un reddito aggiuntivo. Da un’ispezione condotta in loco da personale della Provincia e dalle successive indagini affidate alla Guardia di finanza emergeva che «niente - si legge in sentenza - di tutto quanto descritto nella relazione del signor Tomas Cabral è mai stato realizzato. I documenti di spesa allegati alla rendicontazione si sono dimostrati artefatti». Sul posto è stato trovato solo un vecchio pozzo, non funzionante, mentre degli orti irrigati neppure l’ombra.

Nel 2010 lo stesso Tomas Cabral aveva chiesto un altro finanziamento per un intervento di cooperazione internazionale di Guinea Bissau. Era il «Progetto informatica ed internet point alla scuola di Bambadinca di Prabis». Anche qui, secondo la corte dei conti, «niente di quanto descritto nella relazione del signor Tomas Cabral è stato mai realizzato». In proposito ecco quanto scrissero gli ispettori della Provincia: «I nostri interlocutori affermano che l’aula di informatica funzionò un solo giorno, grazie all’ausilio energetico di un generatore e mai più. I corsi di informatica per cui l’associazione Ebe dichiara di aver retribuito sette persone non sono mai stati attivati. Ci siamo recati presso l’esercizio Nunes & Irmao Lda, in cui l’associazione beneficiaria del contributo dichiara di avere acquistato 25 computers, 6 stampanti, tavoli, sedie, uno stabilizzatore di corrente, cancelleria e dispense didattiche per un totale di euro 20.300 e la titolare dice di non avere mai commercializzato la tipologia di merce sopraindicata né di conoscere la ong Ebe. Nel negozio si commercializzano casse panche intarsiate, pentole e suppellettili da cucina». In sentenza i giudici scrivono che «La certezza probatoria raggiunta, in ordine all’evidente mala gestio del finanziamento provinciale, consente di ritenere che il legale rappresentante di Ebe abbia prodotto della documentazione non veritiera, al fine di ottenere indebitamente il contributo e che una volta ricevuto il denaro pubblico, sul conto corrente dell’associazione, si sia reso irreperibile».

Non è andata meglio in Costa d’Avorio  dove, con il sostegno della Provincia, doveva essere realizzata dall’assiciazione Usia una unità produttiva avicola nel villaggio di Anno. Era prevista la costruzione di due frabbricati di 100 metri quadri, più un magazzino, un alloggio e un piccolo ufficio. France Assovie per Usie attestava la piena e positiva realizzazione dell’intervento programmato ad Anno. Dalle verifiche condotte dalla Provincia era emerso, però,  che ad Anno non esisteva alcun allevamento avicolo. La responsabile dell’associazione replicava che per problemi di scavo l’intervento era stato realizzato in altra località cambiando più volte versione.

Giustificazioni considerate dai giudici inverosimili: «è  stato infatti accertato che l’unica struttura avente tale connotazione, peraltro diametralmente divergente come caratteristiche fisiche e gestionali da quella progettata, esisteva presso Adzopè – villaggio di N’guessan Rua, che non corrisponde nè al villaggio di Anno nel Comune di Agboville, al quale peraltro si riferisce la documentazione allegata alla relazione finale, nè ad Agnissankoi  e neppure a Nguessankoi, e che comunque neanche il “pollaio” di Adzopè risulta essere stato realizzato con il finanziamento erogato dalla Provincia». Anche in questo caso l’opera era «fantasma». Un peccato anche perché tutto ciò, indirettamente, danneggia la stragrande maggioranza di interventi di cooperazione andati a buon fine.

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