Montagna, da luglio a oggi 45 i morti sulle cime italiane

Un altro alpinista ieri ha perso la vita, l'ennesimo, in un'estate segnata da una lunga scia di sangue. L'episodio è di ieri mattina, sulla Cresta del Coston, una via classica per raggiungere la vetta dell'Ortles.

L'uomo, un tedesco di 34 anni, è scivolato ed è precipitato nel vuoto.

Ma la fine della bella stagione conferma un dato statistico solamente percepito dopo i tanti incidenti di quest'estate: da luglio a oggi sono state circa 45 le vittime, oltre 500 in tutto il 2015 e 462 nel 2014.

Gli interventi effettuati dal soccorso alpino ad agosto sono stati poco più di 1.200, dato non dissimile dai 1.238 dello stesso periodo 2015 e i 1.299 del 2014.

Ma un elemento significativo è rappresentato dal fatto che il 49,5% delle richieste di intervento sia attinente all'escursionismo, compresa la mountain bike, che quest'estate ha occupato il 7,3% dei casi (contro il 4 del 2014).

Gli alpinisti più esperti, impegnati nella maggior parte dei casi in arrampicate in parete, rappresentano il 10% delle richieste di intervento. Il 28% dei soccorsi riguarda poi cadute lungo sentieri, falesie, o durante arrampicate; c'è poi un 13% dovuto a malori e un 9% per perdita di orientamento. A livello di nazionalità, il 77,4% è italiana, seguiti a distanza da un 7% di tedeschi, dal 2,3% di francesi, 1,6% di austriaci e dall'1 di olandesi e svizzeri.

Tornando all'incidente di ieri, domenica, sull'Ortles, i tecnici del soccorso alpino hanno accertato che l'uomo - Christian Wieser, 35 anni, che era in compagnia di sua moglie e di un'amica nei pressi di Punta del Segnale, a circa 3.700 metri di quota - ha perso l'appiglio ed è precipitato per 500 metri lungo il canalone Minnigeorde, morendo sul colpo.

La salma è stata poi issata con un verricello su un elicottero dell'elisoccorso del 118 altoatesino. Soltanto due giorni fa, sempre sulle cime dell'Alto Adige, sono morti altri due giovani alpinisti, un uomo e una donna della zona precipitati durante una scalata.

Ma sono tanti i casi che hanno suscitato scalpore, come ad esempio i due alpinisti tedeschi che il 10 agosto hanno perso la vita sulla Cresta del Breithorn centrale, a circa 4mila metri, sul Monte Rosa; i 3 morti del 12 agosto sul versante francese del Bianco (una guida alpina di nazionalità tedesca, una donna slovacca di 32 anni e un'anglo-polacca di 33); la scomparsa il 22 agosto di Giovanni Boggio, 75 anni, accademico del Cai ed esperto alpinista, deceduto in Valgrisenche dopo essere precipitato dalla cresta del Mont Maurin, a quota 3.200 metri; i tre rocciatori svizzeri, ancora una volta sul Monte Rosa, deceduti il 28 agosto dopo essere precipitati per 800 metri dal Colle Gnifetti.

Da ricordare infine che il 2016 è stato l'anno nero per i basejumper, specialità che esercita un forte ascendente sui più giovani: a perdere la vita in un incidente anche il 29enne campione altoatesino Uli Emanuele e Armin Schmieder, meranese di 28 anni, morto in diretta Facebook nel Canton Berna.

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