Truffati da giovani donne conosciute in chat Trentini contattati per piazzare soldi riciclati

Per un favore ad un'amica rischiava di finire nei guai: per frode informatica nella migliore delle ipotesi, per riciclaggio nella peggiore.

La polizia postale lo ha salvato: l'uomo si era infatti confidato con gli «investigatori della rete» ed è stato fermato prima che potesse - in assoluta buona fede - diventare complice di un reato.

È, questa, una delle trappole in cui è possibile imbattersi quando si naviga on line, si conosce una persona attraverso le chat, e si instaura un'amicizia più o meno profonda. C'è anche il caso di un altro trentino che, per amore, ha rischiato di perdere 30mila euro, e di chi non ha dormito per diverse notti, non sapendo se cedere o meno al ricatto di versare del denaro per evitare che il video del proprio streap tease davanti alla webcam venisse divulgato a tutti gli amici dei social.

Storie di affetti puri da una parte e interessati dall'altra, di serate trascorse davanti al computer a fantasticare di un futuro amoroso con una persona che vive a migliaia di chilometri di distanza, ma con cui si è in contatto via chat 24 ore su 24. Storie che arrivano al Compartimento della polizia postale del Trentino Alto Adige, coordinato dal vice questore Tiziana Pagnozzi, raccontate dai protagonisti, diventati loro malgrado vittime di ricatti sul web o di raggiri di vario tipo.

Sono gli stessi agenti che, grazie alla loro esperienza, sventano non solo le truffe in corso ma anche i tentativi. Il loro intervento è stato fondamentale per un professionista 45enne trentino, a cui era stato chiesto un favore da parte di una donna per lui molto speciale, una giovane russa conosciuta in una chat e con cui aveva intrecciato un legame così profondo da ipotizzare il matrimonio.

La donna sarebbe stata disponibile a raggiungerlo in Italia per conoscerlo di persona, ma c'era un problema: non aveva contanti e dunque c'era la necessità di fare un passaggio di denaro. Al trentino non sono stati chiesti soldi, né avrebbe guadagnato qualcosa. Come la donna ha spiegato via chat, gli sarebbe arrivato sul suo conto corrente un bonifico di circa 14mila euro da parte di un parente di lei; l'importo sarebbe stato da prelevare in Italia e poi da restituire all'estero attraverso il sistema di trasferimento on line Western Union. 

Il trentino, poco avvezzo a gestire i soldi con sistemi di pagamento virtuali ed avendo dubbi sulla reale esistenza della banca russa da cui sarebbe arrivato il bonifico, ha chiesto informazioni alla polizia postale. 

Si è reso conto che sarebbe diventato a sua insaputa un «financial manager», ossia un intermediario, ma senza avere le provvigioni che fino a qualche anno fa venivano proposte attraverso annunci on line, e che avevano ingolosito decine di trentini (poi denunciati per riciclaggio): soldi in cambio della «cortesia» di prestare il proprio conto corrente per alcune transazioni bancarie, per ripulire denaro proveniente da reati.

Il 45enne trentino l'avrebbe fatto per amore e non per soldi, scoprendo grazie alla polizia postale una verità che fa male: si è risparmiato la denuncia, ma ha capito che la giovane russa non era del tutto disinteressata. 

Ha invece rischiato di perdere 30mila euro un altro uomo di Trento a cui un'amica straniera, conosciuta attraverso internet, ha chiesto lo stesso favore, ossia di «girare» i soldi all'estero.

Questa volta però si trattava di un tentativo di «phishing», ossia di carpire i dati bancari della vittima per poi prelevare a piacimento soldi dal conto corrente. L'uomo aveva ricevuto dall'amica un link della banca straniera in cui c'erano credenziali ed estremi del bonifico, ma si era accorto in tempo che si trattava di un sito fasullo e che tutto quel denaro promesso non sarebbe mai arrivato sul suo conto. Anche in questo caso la truffa è stata scoperta prima che potesse essere messa a segno. 

Difficile è, però, trovare gli artefici del raggiro. Se si tratta di persone fisiche residenti in Italia le indagini hanno quasi sempre esito positivo, ma se «le menti» del phishing sono all'estero gli investigatori agiscono attraverso rogatorie internazionali, con tempi che si dilatano e con normative differenti da paese a paese.

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