Prima la videochat a luci rosse, poi il ricatto Decine di trentini vittime della «sex extortion»

di Marica Viganò

Si chiamano Irina, Natalya, Sasha: giovani e bellissime, come si può vedere nelle foto - solitamente in bikini sulla spiaggia - che pubblicano sul loro profilo Facebook. Non ci sono amici in comune, ma arriva la loro richiesta di amicizia: perché non accettare?

Devono aver pensato così i trentini - una quarantina si sono rivolti alla polizia postale di Trento negli ultimi 12 mesi - che finiscono nella rete dei ricatti sul web, attraverso la «sex extortion».

Si tratta di una delle varie forme di rischio online segnalato dalla polizia che illustra alcuni dei casi avvenuti in Trentino.

Tutto parte, dunque, dai social, dove i contatti solitamente vanno oltre la cerchia degli amici «fisici» che già si conoscono e si incontrano per strada.

Accettando l'amicizia, a parte restrizioni particolari sulla privacy del proprio profilo, il nuovo conoscente può accedere a tutto ciò che è pubblicato dal nuovo contatto: dalle foto ai «mi piace», dalle informazioni personali all'elenco degli amici.

Ed è proprio sulle persone della cerchia che si concentra l'attenzione dei malintenzionati, che studiano il profilo, accedono ai nominativi degli amici e, soprattutto, tentano l'approccio via chat. Se la vittima «abbocca», inizia una serrata e piccante conversazione, con la richiesta di vedersi attraverso la webcam.

Dopo un paio di giorni, le belle Irina, Natalya e Sasha sono davanti al pc con addosso solo gli indumenti intimi, chiedendo all'amico di fare lo stesso. Se l'uomo accetta la proposta, dopo un giorno viene ricontattato: questa volta l'avvenente ragazza non offre né chiede un altro streap tease, ma arriva il ricatto. Viene preteso denaro per non divulgare agli amici sui social il filmato in cui l'uomo si spoglia davanti alla webcam.

Segnalazioni di questo tipo arrivano alla polizia postale di Trento da persone di ogni età: una media di tre-quattro denunce al mese. Alle vittime viene chiesto di spedire soldi attraverso trasferimenti di denaro on line in paesi in cui è quasi impossibile rintracciare il destinatario, come l'India e la Costa d'Avorio.

Il consiglio degli investigatori è di non pagare, perché - spiegano - il rischio che il video sia stato davvero registrato è minimo, come è minima la possibilità che i truffatori si prendano il tempo di inviare a tutti gli amici dei social il link del video sexy. Seguendo il suggerimento degli esperti del web, nessun trentino fino ad ora avrebbe ceduto al ricatto. 

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