Il cane azzanna una donna alla mano Maxi risarcimento da 91mila euro

di Flavia Pedrini

Il cane era tenuto al guinzaglio (rivelatosi poi una semplice corda), ma questo non gli aveva impedito di azzannare una signora.

Un morso che, oltre a lasciare un segno indelebile alla mano della malcapitata e una invalidità permanente nell’uso di alcune dita, costerà molto caro all’uomo che lo stava portando a spasso.
Il compagno della proprietaria, che in quel momento aveva in custodia l’animale, dovrà infatti scucire la bellezza di 91mila euro. Questa la cifra che il Tribunale di Trento, chiamato a pronunciarsi sulla causa civile promossa dalla donna aggredita, lo ha condannato a pagare a titolo di risarcimento.

La vicenda, finita sul tavolo del giudice Giuseppe Barbato, risale al 29 marzo 2013 ed è successa in val di Sole. Erano le 13 e la donna, un turista di 59 anni, stava passeggiando insieme al compagno, quando venne assalita dal cane che si trovava dall’altro lato della strada: la ferita alla mano sinistra era stata suturata con 30 punti, ma il morso aveva compromesso le abilità della donna, che per questo nell’atto di citazione chiedeva ben 179mila euro, a fronte di danni permanenti quantificati nel 30% e di una inabilità temporanea durata 112 giorni. Richiesta respinta al mittente dal padrone.

Invano, però, l’uomo si è difeso sostenendo che il cane - un esemplare di Akita, una razza giapponese - era scattato in seguito al comportamento imprudente e imprevedibile della donna, che aveva avvicinato la mano al muso. L’uomo sosteneva che l’animale fosse tenuto al guinzaglio, ad una distanza di un metro e mezzo e di avere attraversato la strada per salutare la signora che, appunto, avrebbe spaventato il fedele compagno a quattro zampe con un movimento improvviso. 

Il giudice, forte delle testimonianze di alcuni presenti, ha però ritenuto che la ricostruzione fornita dal padrone non fosse fondata. Il compagno della donna aggredita, ma anche altri testi, hanno infatti riferito che il cane era sprovvisto di museruola e che era legato ad una corda, non un guinzaglio allungabile, lunga 3 o 4 metri. La donna avrebbe solo alzato il braccio per salutare l’uomo che si trovava dall’altra parte della strada e l’animale, sfuggito al controllo del padrone, l’avrebbe azzannata alla mano sinistra. Una ricostruzione che, per il giudice, esclude che la vittima abbia provocato la reazione aggressiva dell’animale e indica invece nel padrone l’unico responsabile dell’accaduto, perchè non sarebbe stato in grado di controllare l’animale e non avrebbe adottato misure per prevenire quando successo.

Accertata la dinamica del fatto, il giudice ha quindi disposto una Ctu, una Consulenza tecnica d’ufficio, per quantificare i danni. Va detto che il medico, nella sua relazione, ha espresso criticità sia sulle modalità con cui venne curata la donna che rispetto al comportamento tenuto dalla ferita durante la convalescenza. Circostanze che, per il giudice, non vanno tuttavia ad incidere sulla quantificazione del danno, una volta accertato che la lesione al tendine fu provocata dal morso. Alla fine il Ctu ha quantificato un invalidità permanente tra il 22% e il 24% e una inagibilità temporanea di 117 giorni.

Alla fine il Tribunale di Trento ha riconosciuto alla vittima un risarcimento complessivo (per danni non patrimoniali e per le spese mediche) di 91.157 euro.

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