Infermieri, in Italia è un dramma Il Trentino riesce a reggere

Nella nostra provincia, pur non essendo rosea, la situazione è tra le migliori a livello nazionale. Ma la carenza c'è

In Italia mancano 47 mila infermieri «per raggiungere livelli accettabili di sicurezza» nelle cure. E ben 7.500, a causa di tagli alla spesa e blocchi del turnover, ne sono stati persi tra il 2009 e il 2014. Una emorragia che non riguarda, o meglio che riguarda solo in parte il Trentino Alto Adige. 
 
La regione e la provincia, infatti, si confermano pecora bianca in un gregge di pecore nere: i migliori all’interno di un quadro drammatico. Per fare un paragone sportivo, come dire che la Juventus vince sì per meriti propri, ma anche perché la concorrenza è piuttosto scarsa. E, infatti, in Champions sono dolori. 
 
I dati dell’analisi della Federazione dei Collegi degli infermieri Ipasvi sono stati resi pubblici ieri. Nella provincia di Trento il totale infermieri 2014 era di 2.922, con un più novantotto negli ultimi cinque anni (per rendere l’idea il Lazio ne ha persi 1.893, la Campania 2.102, il Piemonte 644). Come conferma Cesare Hoffer di Nursing Up (intervista sotto), la carenza di personale si fa sentire anche in Trentino, ma il sistema, tutto sommato, riesce a reggere. Il rapporto ottimale medici - infermieri sarebbe 1 a 3: in provincia siamo a 2,8, mentre il numero di pazienti per ogni infermiere è di 10. 
 
Il problema è che il lavoro in corsia è aumentato, i pazienti sono sempre più complessi e si fatica a rispettare la turnistica (riposi e ferie), con un organico che resta da anni invariato, quando non diminuisce. Il tutto senza tenere conto dell’aspetto economico, con gli stipendi che hanno fatto lo stesso corso degli organici: o invariati o in calo. 
 
A proposito di stipendio: un dato, scorrendo la lista pubblicata da Ipasvi, balza all’occhio. All’anno un infermiere incassa mediamente 22 mila euro, Trentino compreso (22.432), mentre nella provincia di Bolzano la cifra sale a 26.354 euro. La spiegazione c’è: si tratta di alcune indennità, ma soprattutto del patentino per il bilinguismo che viene retribuito e di un contratto con orario di lavoro maggiore, di 38 ore settimanali rispetto alle 36 del Trentino. Soldi, quindi, meritati.
 
In questo contesto qualcosa si muove e l’Azienda Sanitaria sta correndo ai ripari: a marzo è stato indetto un bando per l’assunzione di nuovi infermieri. Al concorso pubblico si sono candidate la bellezza di 1.660 persone. Al termine della selezione (a settembre è previsto l’esame scritto, al quale seguirà l’orale), l’Azienda potrà procedere alle assunzioni, si legge nell’indizione, «in numero compatibile con le effettive necessità di servizio e con le disponibilità finanziarie». Ovvero, c’è bisogno ma i soldi sono pochi. Quindi, si vedrà quanti riusciranno a garantirsi un contratto a tempo indeterminato. Nel frattempo l’Apss sta coprendo i posti con lavoratori interinali.
 
NURSING UP
«Più che guardare indietro, a quello che è stato negli ultimi anni, e alla situazione oggi, credo sia necessario, anzi indispensabile, guarda al domani, al futuro prossimo. Per reggere bisogna investire sulle competenze e sulla professionalità degli infermieri». Cesare Hoffer ( nella foto ) di Nursing Up commenta i dati di Ipasvi senza alcuna vena polemica, ma conscio dell'importanza che hanno le prossime scelte, strategie, politiche. «Bisogna analizzare la situazione: la popolazione è sempre più vecchia, quindi sarà sempre più malata, la media età degli infermieri è sempre più alta, i medici sono difficili da reperire e le risorse ridotte. Poi si andrà sempre più verso un'ospedalizzazione breve. In questo contesto bisogna sviluppare le competenze infermieristiche. Master e corsi permettono di essere più preparati per svolgere più mansioni. Questo migliorerà la qualità dell'assistenza al paziente». Meno medici e difficoltà e reperirli, come dimostrano gli ultimi bandi con zero candidati, mentre la domanda di infermieri non manca. Ma, ad oggi, sono abbastanza? «La carenza c'è, ma si sopperisce saltando ferie e riposi e aumentando gli straordinari. Ci vorrebbe una staffetta generazionale, anche perché ritengo la nostra professione usurante, anche se non è riconosciuta come tale. Qui ci sono sei infermieri ogni mille abitanti, all'estero otto o nove ogni mille. Speriamo la Provincia stanzi più fondi nel 2018, ma l'importante è avere un piano strategico chiaro per il futuro».

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