Spacciatore? No, innocente Lo «sceriffo» Cia ora rischia

Un 21enne senegalese era stato inseguito dal consigliere provinciale e arrestato per spaccio e lesioni. Il giovane è stato assolto

di Sergio Damiani

Arrestato per spaccio, incarcerato per una decina di giorni, sbattuto sulla pagine Facebook del consigliere provinciale Claudio Cia novello «sceriffo». Peccato che il giovane senegalese 21enne fosse innocente. Non era uno spacciatore, ma la vittima di un clamoroso errore di riconoscimento. L'immigrato ieri è stato infatti assolto dal giudice Enrico Borrelli, e subito scarcerato, «per non aver commesso il fatto». La vicenda rischia però di avere ulteriori strascichi giudiziari. L'avvocato Giorgio Pontalti, dopo aver ottenuto l'assoluzione grazie ad indagini difensive che dimostrano l'errore di persona, ora si prepara al contrattacco.

«Ho ricevuto mandato - sottolinea il legale - per procedere giudizialmente, a tutela della reputazione del sig. (omissis) nei confronti del signor Cia». Il consigliere provinciale, dopo aver inseguito il presunto spacciatore attraverso Piazza Dante, aveva postato sulla sua pagina Facebook notizia dell'arresto con le foto del giovane senegalese in manette e un commento "boomerang": «Fuori uno... spacciatore inseguito in stazione e preso. Altra giornata calda in piazza Dante... adesso vedremo che fine farà». È finita con il senegalese assolto e Cia che chiede scusa.

Facciamo un passo indietro, torniamo a giovedì 16 giugno per capire i contorni di un caso giudiziario che dimostra come occorra fare molta attenzione ai giudizi sommari. La vicenda prende le mosse dall'ennesimo episodio di spaccio in zona Piazza Dante, dove nel giro di un paio d'ore due tossicodipendenti si sentivano male dopo aver assunto una dose. Per fortuna il rapido intervento del 118 evitava gravi conseguenze. Nel giro di pochi minuti, sulla base della testimonianza resa da una delle assuntrici, veniva arrestato in stazione ferroviaria il giovane senegalese. Il sospettato negava di aver venduto le dosi di eroina, ma gli elementi a suo carico erano pesanti.

Sin qui si tratta di un arresto come tanti altri. La particolarità è data dal fatto che la notizia del fermo rimbalzava nel giro di pochi minuti, con tanto di foto del presunto spacciatore ammanettato, sulla pagine Facebook del consigliere di «Agire per il Trentino», in questo caso tradito da un eccesso di "azione". Cia infatti mentre passava per piazza Dante raccoglieva la testimonianza di due donne che puntavano il dito contro il presunto spacciatore, un africano con berretto e scarpe rosse. Il giovane veniva inseguito in attesa dell'arrivo delle forze dell'ordine che poi procedevano l'arresto. 

Il caso sembrava chiuso, ma la giustizia - quella vera - ha fatto il suo corso rapidamente. Il giovane nell'interrogatorio di fronte al giudice ha ricostruito nei dettagli gli spostamenti fatti quel giorno ripetendo che nell'ora in cui il misterioso spacciatore era in azione in via Manci lui si trovava molto lontano, al centro di accoglienza Fersina presso le ex caserme. Il senegalese però rimaneva in carcere in attesa del processo per direttissima. Su di lui gravava un macigno probatorio: il riconoscimento, ribadito anche in aula, da parte di una delle assuntrici dello stupefacente. 

La svolta, clamorosa, è arrivata ieri con l'assoluzione piena richiesta anche dal pm. Decisivi per la difesa sono state le immagini video delle telecamere di via Manci e Piazza Dante (che ritraggono un uomo molto simile all'arrestato, con tanto di berretto rosso, ma con calzoni diversi) e l'esito delle indagini difensive dell'avvocato Giorgio Pontalti con più persone che hanno confermato come il senegalese all'ora dello spaccio si trovasse presso il Centro Fersina. Non era dunque lo spacciatore, aveva solo cappellino e scarpe rosse.

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