La denuncia di una mamma: «Mia figlia dislessica umiliata in classe da insegnanti e compagni»

di Paola Malcotti

Additata dai compagni di classe come «un’asina», giudicata dalle insegnanti «un’alunna disattenta, con poca voglia di studiare», «una bambina che vale zero».

È una storia triste quella che una mamma trentina ha deciso di raccontare al nostro giornale, abbattendo il muro del silenzio e fronteggiando il disagio, segnata dall’amarezza e dal dolore per le umiliazioni che la figlia, 11 anni, affetta da dislessia, ha dovuto subire durante il periodo della scuola elementare, e dalla frustrazione per il ritorno - oggi, alle medie - dello stesso odioso incubo.

«Le maestre incolpavano mia figlia di disattenzione e di grave mancato impegno, nei suoi riguardi usavano cattive maniere e brutte parole, tanto che per gli sbagli che faceva spesso sui quaderni le scrivevano “vergognati!” - racconta la signora - Verso la fine della terza elementare, nel marzo 2013, la scuola mi consiglia di sottoporla ad una visita specialistica per rilevare, tramite test e colloquio, eventuali problemi di dislessia e disgrafia. Problemi che vengono confermati, anche se aggravati da una situazione di continua svalutazione di autostima, causata proprio dalle brutte parole e dalla mancanza di sensibilità delle insegnanti.

La psicologa mi suggerisce di togliere subito la bambina da quel contesto scolastico. E così faccio. La nuova scuola adotta immediatamente le misure compensative e dispensative fornite dalla dottoressa, permettendo a mia figlia di recuperare sia sotto il profilo didattico che sotto quello umano. Gli ultimi due anni di scuola elementare sono meravigliosi: le maestre le dimostrano premura, rispettano i suoi tempi, i compagni - un’alunna in particolare - le sono molto vicini, stimolandola così a potenziare l’apprendimento e a ritrovare quella preziosa autostima persa negli anni precedenti».

Lo scorso settembre il passaggio alle scuole medie, «... e il ritorno dell’incubo - continua la mamma - Fin dall’inizio mia figlia riceve molte insufficienze, specialmente in italiano, storia e geografia, oltre che continue note. Dopo aver chiesto un colloquio urgente con la dirigente scolastica (che non si presenta) e le professoresse delle materie principali, mostro la documentazione che certifica la Dsa. Mia figlia viene sottoposta ad un’altra visita e la neuropsicologa individua una “memoria a breve termine”, serio ostacolo allo studio di molte materie, comprese le lingue straniere. Nonostante le difficoltà, certificate ora da ben due specialisti, alle udienze del primo quadrimestre le insegnanti ribattono dicendomi che i problemi sono dovuti alla poca voglia di studiare e che l’alunna non può ricevere “trattamenti di favore”.

Non è finita qua: in gennaio vengo contattata dalla psicologa della scuola, alla quale mia figlia si era rivolta più volte per il disagio che stava vivendo con i coetanei: sul gruppo Whatsapp della classe i compagni stavano infatti riversando tutto il loro disprezzo nei suoi confronti, insultandola pesantemente, usando parolacce e volgarità, alle volte con la compiacenza dei genitori. Dopo aver fatto denuncia alla Polizia postale, ho mostrato alla dirigente scolastica quanto i compagni di classe avevano scritto, venendo però liquidata con un “ho cose ben più urgenti da sbrigare!”. Nel frattempo le certificazioni di Dsa continuavano a venire ignorate dalle insegnanti, che a loro volta liquidavano il nostro caso con “la ragazzina ha poca voglia di studiare!”.

Nelle settimane scorse un altro test, in cui la dottoressa torna ad evidenziare la presenza di dislessia e disortografia, e a ribadire la necessità di tutti quegli elementi compensativi e dispensativi previsti per legge. Arriviamo ad oggi: mancano solo pochi giorni alla fine delle lezioni ma nulla è cambiato. Mia figlia non ha ancora ricevuto gli strumenti che possono permetterle di studiare, di apprendere, di affrontare le verifiche, mentre in classe viene continuamente umiliata, sia dai docenti che dai compagni. Sono stanca e demoralizzata, molto preoccupata per il suo futuro, oltre che allibita dal comportamento negligente di dirigente e insegnanti, di chi avrebbe dovuto attivarsi fin dal principio ma non l’ha fatto, sottovalutando gravemente il nostro caso (e per questo ho già chiesto agli organi competenti di procedere con i provvedimenti disciplinari). Ora però dico basta ed invito tutte quelle mamme che si trovano nella mia stessa situazione a farsi avanti, ad uscire dal silenzio. Per il bene dei nostri figli, per il loro futuro».

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