Prima notte di nozze da incubo: porta aperta per verifica verginità

Camera aperta: i parenti verificano la verginità

Nel triste campionario dei maltrattamenti in famiglia mancava ancora il caso della moglie a cui veniva impedito di imparare la lingua italiana costringendo la poveretta ad un totale isolamento fra le mura domestiche. La stessa moglie che la prima notte di nozze era stata costretta ad un rapporto sessuale con "pubblico" accertamento della verginità. Sono questi alcuni dei comportamenti vessatori contestati al marito, un macedone di 28 anni. L'uomo in Tribunale ha patteggiato due anni di reclusione. 

Il capo di imputazione contestato al marito dispotico traccia un orrendo quadro di "vita" familiare. Pare che le vessazioni siano cominciate sin dall'inizio della convivenza coniugale. La prima notte di nozze fu un vero inferno per la giovane, e immaginiamo intimorita, sposa. Nel giugno del 2008 l'imputato «aveva consumato con lei - si legge sul capo di imputazione - il primo rapporto sessuale in assenza di intimità: infatti portava la donna in camera da letto, lasciando socchiusa la porta in modo che la di lui sorella potesse vedere dall'esterno quanto stava accadendo così da riferire contemporaneamente a tutte le altre persone, sempre appartenenti alla famiglia di lui, in quel momento presenti i casa». Inoltre, «terminato il rapporto sessuale, faceva sì che le donne presenti in casa entrassero nella stanza da letto per constatare visivamente le tracce ematiche dovute alla perdita di verginità». 

Negli anni successivi la donna subiva un controllo costante da parte del marito-padrone che la privava persino dei piccoli risparmi raccolti economizzando sulle spese. Nell'agosto del 2014 la donna, chiusa a chiave dal marito in una camera, scaraventava contro la porta un termosifone e quindi usciva per riferire alle forze dell'ordine che il coniuge aveva intenzione di portarsi via i due figli piccoli.

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