Tamponata da un'auto pirata, rischiò di morire Per un anno ha lottato contro la tetraplegia

L'11 aprile 2015 il terribile incidente in tangenziale a Trento. Lara Sembinelli ha rischiato di morire. Per un anno ha lottato con la tetraplegia

di Leonardo Pontalti

L’11 aprile 2015, Lara Sembinelli ha rischiato di morire, in uno spaventoso incidente stradale in tangenziale. Esattamente un anno dopo, si ritrova ad aver riconquistato - seppur faticosamente - la sua quotidianità: è di nuovo al lavoro, può di nuovo guidare. È tutto quasi come prima.

Quasi, perché nell’immediato, una anno fa, Lara ha dovuto fare i conti con una diagnosi brutale: tetraplegia. E solo la bravura dei medici le ha permesso di limitare le conseguenze, che comunque ci sono. È comunque una bella storia di «rinascita», quella di Lara, 44enne originaria della Val Camonica e da anni trasferitasi a Trento, dove lavora in una concessionaria di auto. Ma è anche una vicenda che raccoglie in sé un’altra storia, quella di una giustizia ancora da conquistare. Perché nei mesi dopo l’incidente Lara, che credeva di essere rimasta vittima della sfortuna e anche di un pizzico di imprudenza («mi piaceva correre, tanti tra i miei amici dopo l’incidente avranno pensato che non poteva che succedermi una cosa del genere, prima o poi», ammette con una sincerità non da tutti), ha scoperto che invece quel che le era successo non era stato frutto del caso.

Lara era stata tamponata, per questo la sua auto era volata fuori strada. Ed ora, un anno dopo «voglio anche approfittare dell’occasione per “ringraziare” quella persona, che mi ha definitivamente cambiato la vita e che per questo probabilmente non pagherà mai».

Per Lara, l’11 aprile di un anno fa, è stata tutta colpa di un pieno. «Erano le 12.10 ed ero appena uscita dal lavoro: quella mattina ero in via Maccani. Dovevo fare benzina ed ero andata al distributore della provinciale dell’interporto. Quando è successo tutto, insomma, io stavo solo andando verso la rotatoria del casello di Trento nord per girarmi e tornare in città, verso casa».
Improvvisamente però, la sua Polo sembra come impazzire. L’Adige del 12 aprile 2015 scrisse che l’auto «ha sbandato, con la conducente che ha perso completamente il controllo del mezzo. Nella carambola, la donna al volante è stata sbalzata all’esterno dell’abitacolo».

«Ricordo che ero sempre rimasta cosciente, anche se sentivo che non riuscivo più a muovere nulla dal collo in giù. Ricordo l’arrivo dei miei genitori in ospedale e la mia serenità nel dire loro “voglio morire, non voglio più vivere”. Invece mi operarono, con il dottor Giuseppe Pulcrano di neurochirurgia che voglio ringraziare pubblicamente. Non mi illusero dopo l’intervento. Mi dissero che sarebbe stato necessario attendere, vedere come sarebbe andata. E così iniziai a conoscere Villa Rosa, con tutte le persone splendide che vi ho trovato. Io qui vivo sola, la mia famiglia è in Lombardia: a Pergine ho trovato una seconda famiglia».

Lara ora ha difficoltà nella manualità: «non posso più fare tutto quello che facevo prima, ma sono qui e volevo ringraziare, un anno dopo, quelli che l’hanno reso possibile».

Manca solo un ringraziamento: «Quello al conducente dell’auto di grossa cilindrata che - ho scoperto settimane dopo l’incidente - un giovane camionista romeno aveva visto piombarmi addosso a velocità folle, facendomi perdere il controllo dell’auto. Era stato proprio il camionista a chiamare il 118, ma dell’auto grigia si è persa ogni traccia».
 

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