Aggressione a Trento, in strada contro «la violenza di Casapound»

«Siamo tutti antifascisti», un grido forte e chiaro si è levato questo pomeriggio per le vie del centro storico di Trento, dove oltre 250 persone sono scese dopo i gravi fatti accaduti venerdì sera ai danni di un giovane del Centro sociale Bruno. Questa volta a scendere in strada non solo i movimenti ma anche una parte più istituzionalizzata a partire dall'Arci, la Cgil e l'Anpi che hanno voluto esprimere la propria preoccupazione in merito «all'agibilità democratica» in città. 

La manifestazione promossa nella mattinata via internet tramite i social network, ha visto diverse adesioni del mondo associativo e politico trentino dall'Arcigay all'Altra Trento a Sinistra. A esprimere la propria preoccupazione nei confronti della recrudescenza di movimenti neofascisti è stato il presidente dell'Anpi Sandro Schmid. «Trento è città medaglia d'oro alla Resistenza - ha affermato - e non possiamo tollerare la diffusione di movimenti neofascisti. Serve una battaglia politica e soprattutto culturale ed è per questo che oggi serve da parte di tutti rinnovare un impegno antifascista». 

A chiedere alle istituzioni «la chiusura immediata della sede di Casa Pound» a Trento sono invece i movimenti, dall'Osservatorio contro i fascismi al Centro Sociale Bruno

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Parla il portavoce nazionale della Rete della Conoscenza

«Apprendiamo con sgomento e indignazione di questo ennesimo atto di violenza da parte di appartenenti a organizzazioni dichiaratamente neofasciste che, nonostante ciò, continuano ad agire nelle nostre città con il silenzioso assenso delle istituzioni». Lo afferma in una nota Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza, dopo le accuse reciproche di aggressione da parte della Rete contro i fascismi di Trento, secondo cui un attivista è stato aggredito da un militante di Casapound, e di Casapound Trento che parla di un'aggressione subita da un conoscente da parte di un gruppo di militanti antifascisti. Vicenda che ha portato a due segnalazioni all'autorità giudiziaria, una da ciascuna parte.

«La nostra totale solidarietà all'attivista colpito e ai suoi compagni - prosegue Laterza - non può che tradursi concretamente nel continuare a perseguire un obiettivo chiaro a tutti i livelli: smettere di dare cittadinanza al razzismo, alla xenofobia, all'omofobia, alla violenza nelle scuole, nelle università e nelle città, partendo dalla chiusura di tutte le sedi di queste organizzazioni».

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