Quarantenne morto da mesi in casa a Susà Dorigatti: «Una tragedia che deve scuotere tutti»

«Una notizia agghiacciante, di fronte alla quale non è possibile rimanere impassibili. Una tragedia come questa costringe ciascuno di noi ad interrogarsi seriamente sul dramma della solitudine che anche in una comunità considerata coesa e solidale come la nostra può arrivare a consumarsi». È questo uno dei passaggi principali delle nota del presidente del Consiglio provinciale del Trentino, Bruno Dorigatti, in merito al decesso di Dario Celio, un quarantenne, scoperto a distanza di dieci mesi nella sua abitazione a Susà di Pergine.

«Sembra impossibile - osserva Dorigatti - che sia potuto accadere anche qui, nella nostra provincia, in una delle più vive e popolose frazioni di Pergine. L'attenzione alle relazioni interpersonali è la base di ogni vera convivenza civile - conclude Dorigatti - ecco perché oltre ad esprimere il mio sgomento e il cordoglio ai parenti, aggiungo che una morte inquietante come questa può e deve scuotere la coscienza di tutti noi e spingerci ad un supplemento di sensibilità e di impegno nei rapporti umani da coltivare in ogni ambiente di vita e di lavoro». 


Chi era Dario Celio

Derio Celio in Veneto aveva famiglia che risiede a San Pietro nei pressi di Cavarzere. Fino al 2013 - raccontano nel paese d'origine - aveva vissuto con il padre Bruno Celio, la madre Antonietta Bardelle e il fratello Sirio, in una casa popolare a San Pietro. C'era anche un terzo fratello che però si era trasferito altrove.

Circa tre anni fa Dario Celio era venuto ad abitare in Trentino. Da un paio di anni alloggiava a Susà dove i vicini lo vedevano di rado. «Era sempre schivo - raccontano - si limitava al buongiorno o buonasera. Poco dopo essere venuto ad abitare qui iniziò di prassi a chiudere sempre gli scuri delle finestre. Era difficile capire se fosse in casa oppure no». Amici conoscenti non se ne vedevano: «Solo una volta ricordo di averlo visto con una ragazza, ma in genere era da solo». 

Da molti mesi anche quei fugaci saluti di maniera sulle scale si era interrotti. «Non lo si vedeva da quasi un anno - prosegue la vicina - Intanto la posta si accumulava. Era venuto anche un operaio della Stet ad interrompere la fornitura. Sembrava assente ma la sua auto era sempre parcheggiata giù al magazzino della frutta. Non c'erano odori particolari, eppure il dubbio che potesse essere morto a me era venuto. Nei mesi scorsi i carabinieri avevano fatto anche un sopralluogo, ma senza forzare la porta».

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