Servono 255 insegnanti alle medie, 86 alle superiori. Ecco come sarà il concorso che verrà bandito entro l'anno

Entro la primavera, forse già in marzo, la Giunta presenterà il disegno di legge di recepimento in Trentino della riforma nazionale sulla “buona scuola” del governo Renzi. E sempre quest’anno la Provincia bandirà un concorso per il reclutamento dei docenti da immettere in ruolo nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, tenuto conto che il fabbisogno è alle medie di 255 insegnanti e di 86 alle “superiori”. I precari potranno partecipare al concorso e sarà dato il giusto “peso” all’esperienza di lavoro maturata.

(I numeri della scuola trentina)

Il concorso.

Il concorso sarà indetto quest’anno in concomitanza con quello nazionale – ha spiegato –, sarà accessibile al solo personale abilitato e non è prevista una prova preselettiva. Comprenderà invece una prova di lingua straniera, prove scritte e titolo uguali al concorso nazionale e una prova per insegnamento di sostegno. Infine, la durata delle graduatorie, che riguarderanno soli i vincitori, sarà triennale e la programmazione dei contingenti si baserà sui pensionamenti del triennio e sulle graduatorie provinciali ancora attive. 

Tenuto conto degli organici e dei pensionamenti nel prossimi triennio, nonché delle fonti di reclutamento attive costituite dalle graduatorie provinciali per titoli e dalle graduatorie concorsuali, mentre nelle scuole primarie e dell’infanzia il fabbisogno è pari a zero, il fabbisogno stimato nella scuola secondaria di primo grado, vale a dire le scuole “medie”, è di 255 docenti (10 di educazione artistica, 30 di educazione tecnica, 75 di lettere, 75 di scienze matematiche, 35 di lingua tedesca e 30 di sostegno) e di 86 insegnanti nella scuola secondaria di secondo grado o “superiori”. Sempre al netto dei pensionamenti nel prossimo triennio e delle graduatorie attive, nessun fabbisogno concorsuale risulta nei settori della scuola dell’infanzia e della formazione professionale.  

Per i precari “peserà” l’esperienza di servizio.

Quanto alle istanze dei precari e all’esigenza di tener conto di chi tra costoro vanta alcuni anni anzianità di servizio, rispondendo a una domanda del consigliere Civettini (Civica), Ugo Rossi e la dirigente Livia Ferrario hanno ricordato che i docenti abilitati (Pas – Percorsi abilitanti speciali; Tfa – tirocinio formativo attivo) oggi presenti nelle graduatorie di istituto ma non inclusi nelle graduatorie provinciali per titoli chiuse nel 2010, (delle quali questi insegnanti chiedono la riapertura ai fini del loro inserimento), potranno partecipare al concorso di quest’anno e in quella sede alla loro esperienza in servizio sarà riconosciuto un “peso” preciso.

Non è infatti possibile riaprire le graduatorie per titoli – ha spiegato Ferrario – per tre ragioni: perché queste graduatorie sono state tutte chiuse a livello nazionale e il piano di stabilizzazione del governo Renzi punta la loro definitivo esaurimento per orientare il reclutamento alla sola logica concorsuale e di programmazione dei fabbisogni; in secondo luogo perché il Trentino sarebbe l’unica regione in Italia a riaprire questo canale di reclutamento con il rischio di un indiscriminato e massiccio afflusso di precari esclusi dalle graduatorie nazionali; e infine perché a differenza della Provincia di Bolzano il Trentino non può inserire limiti di accesso per conoscenza linguistica.

Rossi: «Precari, potremo stabilizzare al massimo altre 40-50 unità»

«Del resto – ha concluso Rossi – abbiamo il dovere di dire le cose come stanno evitando di alimentare illusioni: se consideriamo il trend che vede nascere ogni anno in Trentino circa 5.000 bambini, non sarebbe oggettivamente sostenibile la trasformazione di tutti i posti di lavoro a tempo determinato nella scuola in posti di lavoro a tempo indeterminato. In Trentino, a differenza che in altre realtà, i concorsi sono sempre stati fatti e i pensionamenti pure. E poi in altre regioni la quota di precariato legata a posti di organico sono pari a zero».

Per Rossi è indispensabile chiarire che precari non sono i circa 13.000 docenti che hanno lavorato anche solo per pochissimo nella scuola, ma il personale assunto a tempo determinato con cui gli istituti hanno gestito le variabilità lavorative come le malattie, le maternità, ecc.

«È su questo personale  con contratti a tempo determinato che dobbiamo ragionare – ha precisato – e che negli ultimi due anni abbiamo già ridotto di 926 unità stabilizzando il loro rapporto di lavoro. Siccome non si possono coprire le variabilità con contratti a tempo indeterminato, oggi potremo ridurre al massimo di altre 40-50 persone la quota di questi docenti precari. Come? “Con la sostituzione di tutti i pensionamenti attingendo a concorsi e graduatorie, pur sapendo che questi due canali non ci consentiranno di coprire in alcuni casi il fabbisogno. Ecco perché occorre un nuovo concorso».

 

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