Così Merano è diventata un covo di jihadisti

di Stefan Wallisch

Merano è una tranquilla cittadina termale con i turisti che passeggiano nei parchi, dove si stanno costruendo le casette del mercatino di Natale. Eppure proprio qui i carabinieri del Ros hanno scovato una cellula di jihadisti, parte di una rete internazionale.

Il presunto centro di reclutamento si trova in via Mainardo 66, in pieno centro storico, a pochi passi dalle Terme e dal famoso Kursaal in stile liberty. Ieri mattina i carabinieri hanno fatto irruzione in un appartamento al primo piano e hanno portato via Eldin Hodza, kosovaro, che nel 2014 sarebbe stato addestrato dall'Isis, per poi rientrare in Italia. Nella vecchia palazzina, una volta elegante e ora un po' decaduta, abitano quasi esclusivamente immigrati.

«Vivo qui da 54 anni», racconta la signora Linda, un'anziana energica e piena di vita. «Ero fuori casa per fare volontariato, ma mi hanno raccontato dell'arresto. È veramente incredibile», aggiunge. «Qui c'è un viavai continuo di gente. Ogni giorni si vedono facce nuove, ma io saluto sempre e non ho mai avuto problemi».

E proprio in questo appartamento, secondo gli inquirenti, avvenivano incontri con aspiranti jihadisti. Hodza risulta essere un allievo di Abdul Rahman Nauroz, il referente dell'organizzazione che viveva a Merano, ma che da tempo si trova in carcere per altri reati. Uno degli scopi della rete era l'instaurazione in Kurdistan di uno stato islamico. Hodza è sospettato di aver divulgato materiale di propaganda jihadista e di aver partecipato in Siria, prima del suo ritorno a Merano, ad azioni terroristiche.

Tra gli altri inquilini nessuno ha voglia di parlare, entrano ed escono dalla palazzina con lo sguardo basso e non rispondono alle domande dei cronisti. Il blitz del Ros ieri mattina è durato pochi istanti.

«Ho notato una berlina bianca senza lampeggiante fermarsi sotto casa. Poi improvvisamente dal portone sono sbucati alcuni carabinieri con il passamontagna, che hanno portato via un uomo con una lunga barba, l'hanno caricato sulla macchina che è sfrecciata via», racconta la proprietaria di un negozio.

A una trentina di metri da via Mainardo si trova un piccolo centro di preghiera islamico, gestito dall'associazione Pace Merano e di solito ben frequentato, ma oggi deserto. Fedeli, che si avvicinano, tornano indietro appena vedono i giornalisti e le telecamere. L'operazione del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma ha anche riguardato a Merano due ex hotel, poi convertiti in residence per lavoratori stagionali e operai, come anche altre abitazioni a Bolzano e sul Renon. Gli arresti - spiega il comandante provinciale dei carabinieri col. Stefano Paolucci - sono avvenuti in tutta sicurezza con un operazione che definisce «efficace e low profile», con i carabinieri che si sono presentati, alcuni di loro in borghese, entrando nelle abitazioni con vari stratagemmi, senza colpi d'arma da fuoco e senza particolare resistenza da parte degli arrestati.

Gli stranieri finiti in manette - racconta - a parte l'uomo in carcere, conducevano una vita regolare, con un lavoro nel commercio o nel settore turistico. Uno di loro è stato fermato mentre stava uscendo di casa, diretto in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno.

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