«Battaglia dell'ombra» tra Hotel Nevada e Vason, sfuma il risarcimento da 818.000 euro

La battaglia legale tra due storici alberghi del Bondone - con l’Hotel Nevada che aveva citato in giudizio per un danno di 818.630 euro l’Hotel Vason perché un ampliamento, in parte abusivo, gli avrebbe “fatto ombra” - si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo le condanne penali, arriva ora la sentenza del giudizio civile che ha di fatto ribaltato le parti: l’attore e presunto danneggiato, cioè l’Hotel Nevada, resta a bocca asciutta.

Benché all’esito del procedimento penale avesse ricevuto 8.000 euro quale provvisionale, a conclusione della causa civile non gli è stato riconosciuto neppure un euro. Anzi, l’albergo dovrà risarcire alle due controparti (cioè l’Hotel Vason, difeso dall’avvocato Maurizio Roat, e l’architetto che aveva seguito i controversi lavori di ampliamento, difeso dall’avvocato Flavio Maria Bonazza) le spese di giudizio che sono assai salate, oltre 47 mila euro in totale.

Per capire i contorni della vicenda occorre fare un lungo passo indietro e tornare al 2006, quando l’hotel Vason  realizzò una nuova struttura per la ristorazione con annesso deposito per gli sci. Opere in parte risultate difformi dalla concessione edilizia tanto che nel 2009 la titolare dell’Hotel Vason (ma non gli altri soci che non si erano occupati dei lavori) e l’architetto vennero condannati dal Tribunale di Trento alla pena di 2 mesi di arresto e 20 mila euro di ammenda.

All’Hotel Nevada, costituito parte civile, veniva assegnava anche una provvisionale di 8.000 euro. La sentenza sembrava spianare la strada ad un grosso risarcimento.

Nel suo atto di citazione l’Hotel Nevada sosteneva infatti di aver subito un danno considerevole dalle opere abusive costruite in prossimità del suo confine perché queste in sostanza facevano ombra. Il deprezzamento della struttura veniva quantificato in 818 mila euro. Ma la condanna penale, che pure era un buon  punto di partenza per l’Hotel Nevada, non si è però tramutata in un ricco risarcimento.

Il giudice Monica Attanasio in sentenza - accogliendo le tesi dei legali di Hotel Vason e del progettista - sottolinea che «l’attrice si è limitata a sottolineare la difformità tra l’assentito e il realizzato, senza mai allegare che l’edificio era stato in tutto o in parte edificato in violazione dello strumento urbanistico: tale circostanza, la sola rilevante in questa sede, è quindi rimasta priva di supporto probatorio».

Quanto all’ombra questa affettivamente c’era, specie nei mesi invernali, eppure anch’essa non ha portato a risarcimenti: il perito - si legge in sentenza - «pur riscontrando la presenza di un cono d’ombra proiettato sulla proprietà dell’attrice dall’edificio di proprietà dell’Hotel Vason, ha accertato che a creare tale cono d’ombra è, non la parte costruita in difformità, bensì quella legittimamente edificata in conformità alla concessione».

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