Nel 2015 sono arrivati in Trentino 1.281 profughi Ma sono solo 850 quelli oggi ospitati

di Giuseppe Fin

In Trentino sono 850 i migranti forzati, ossia coloro che sono richiedenti protezione internazionale, vittime di tratta oppure minori stranieri non accompagnati. A fare un quadro preciso sulla situazione nella nostra provincia è stato Pierluigi La Spada, responsabile Cinformi, nel corso della presentazione del «Dossier statistico immigrazione 2015 - Idos».

Nel corso del 2015 sono arrivate sul nostro territorio ben 1.281 persone, mentre in 716 lo hanno lasciato. La stragrande maggioranza ha un’età che si aggira mediamente sui 25 anni ed è di sesso maschile (763). Tra gli 850 presenti sul nostro territorio, alcuni dei quali già arrivati in anni precedenti, circa una decina sono vittime di tratta, sessanta sono invece gli stranieri minori non accompagnati e tutti gli altri sono richiedenti protezione internazionale. «In quest’ultimo anno - ha spiegato Pierluigi La Spada - abbiamo avuto un flusso di persone molto alto. Mai nella storia del Trentino c’era stato un afflusso così significativo di persone che hanno chiesto protezione. Soprattutto nei mesi da giugno a settembre abbiamo registrato circa 300 arrivi mensili, con 150 persone che se ne sono andate».

La maggior parte proviene dall’Africa subsahariana con un 21% che proviene dalla Nigeria. Ci sono poi anche soggetti provenienti dal Pakistan, dal Bangladesh e dall’Afghanistan. Ad accomunare la gran parte di queste persone è la Libia, terra da dove sono scappati dopo esserci arrivati per lavorare nel settore terziario o nell’agricoltura. Alcuni sono arrivati in Italia incappando nei tentacoli della tratta. Per pagare debiti di circa 25 o 30mila euro sono stati costretti -è il caso soprattutto delle donne nigeriane - a prostituirsi oppure ad entrare nell’economia illegale dello spaccio della droga.

Tra chi decide di non fermarsi sul territorio trentino spiccano soprattutto eritrei, sudanesi e siriani: rimangono qualche ora oppure qualche giorno, per poi dirigersi in gran parte verso la Germania, non attraverso il Brennero ma passando per Milano, dove ad attenderli ci sono spesso altri connazionali.

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Per quanto riguarda l’accoglienza in Trentino, esiste un centro di prima accoglienza, che è il campo di Marco: al suo interno, chi arriva viene visitato e vaccinato, per poi successivamente essere distribuito sul territorio: sono 92 le strutture in Trentino dove sono sistemi i migranti.

Di queste, quattro sono edifici di grandi dimensioni, che ospitano dalle 60 alle 100 persone. Si tratta, oltre al campo di Marco, dell’hotel Quercia, la residenza Brennero e la struttura delle Viote del Bondone. Quest’ultima è temporanea: «Le persone attualmente sistemate alle Viote - ha spiegato La Spada - verranno trasferite alle ex caserme Damiano Chiesa, che diventeranno centro di prima accoglienza per uomini. Mentre per le donne e le famiglie ci sarà il campo di Marco».

All’hotel Quercia, invece, i posti sono 80 ma si tratta di una accoglienza intermedia tra il campo di Marco e la distribuzione sul territorio. Ci sono poi 4 strutture più piccole a Roncone, Flavon, Miola di Piné ed un’altra una Trento sud. Accanto a queste ci sono oltre 80 appartamenti da 4 - 5 posti concessi da privati. Sono 25 i comuni interessati dall’accoglienza. La parte maggiore la fa la città di Rovereto (che ospita il 30% dei richiedenti protezione) e Trento (con il 35%).

Per quanto concerne il sistema di accoglienza, la Provincia di Trento dal 2003 ha deciso di occuparsene direttamente assieme a soggetti del privato sociale, coinvolti in base loro competenze ed esperienze. Sono impegnate circa 60 figure professionali. «Lo stato - ha spiegato La Spada - ci da fino a 30 euro al giorno a persona e rendicontiamo tutto». Nel corso del 2014 sono stati spesi 27,50 euro a persona facendo risparmiare allo Stato 2,50 euro al giorno per ogni richiedente.


STRANIERI RESIDENTI IN CALO

Dopo anni caratterizzati dal segno «più», nel 2014 si è registrato per la provincia di Trento un decremento relativo, se pur lieve, degli stranieri residenti: -1,4% in termini assoluti rispetto al 2013, con 50.104 persone, 700 in meno rispetto a due anni fa.

Questo il primo dato che esce dal «Dossier statistico immigrazione 2015» realizzato da Idos in collaborazione con l’Unar, ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Dipartimento per le pari opportunità della presidenza del Consiglio dei Ministri, presentato ieri. Dei 700 stranieri in meno, la maggior parte è rappresentata da uomini (550). Un calo che fa registrare quindi anche una flessione sull’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione residente in provincia, che passa dal 9,5% al 9,3%.

Pur rimanendo ancora positivo il saldo naturale, occorre però valutare come anche il volume delle nascite degli stranieri sia in diminuzione: calo del 9,1% rispetto il 2013. Le 883 nascite da cittadini stranieri assumono un peso totale che si attesta al 17,1%, pur rimanendo comunque il tasso di natalità degli stranieri il doppio rispetto a quello della popolazione autoctona anche a Trento e Bolzano, dove il tasso di natalità è tra i più elevati in Italia.

Per quanto concerne l’età, i residenti stranieri sono molto più concentrati nelle fasce giovanili rispetto gli italiani. Ha meno di trent’anni il 42% degli stranieri, rispetto al 30,5% degli italiani. I minori sono 11.500 e rappresentano il 23% del totale mentre gli over 65 sono il 3,6%. Oltre il 53% dei residenti stranieri è di sesso femminile. Abbiamo una crescita del 15,2% delle acquisizioni di cittadinanza e come a livello nazionale, è stata registrata una maggiore quota di acquisizione da parte dei minori per trasmissione da parte dei genitori.

Prendendo in considerazione la provenienza degli stranieri residenti in provincia, i romeni consolidano la loro presenza superando quota 10.300 con un aumento del 3% rispetto al 2013. Poi gli albanesi ed i marocchini, entrambi in calo. I comunitari sono il 28,9% dei residenti stranieri.

Sotto il profilo economico e occupazionale, secondo i dati Inail per i nati all’estero, è stato registrato un calo degli occupati, ma un aumento tra coloro che vengono assunti per la prima volta. Per quanto concerne il lavoro domestico, gli occupati sono circa 6.100, di cui quasi 5mila stranieri. In questo settore si è registrata una tendenza al riequilibrio con un incremento della componente italiana pari all’8,8%. Sono, infine, 3.249 le imprese a gestione immigrata (6.4% sul totale).

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