Insieme in bicicletta per dire no all'omofobia

Un no deciso all'omofobia, ai fascismi e alle aggressioni. Un centinaio di persone si sono date appuntamento ieri pomeriggio in piazza Pasi per una biciclettata (ma anche passeggiata considerato che erano più le persone dei mezzi a due ruote) per dire «Trento è libera e non ha paura». Tutto è partito dall'aggressione antiomosessuale avvenuta nella notte tra domenica e lunedì scorso: un ragazzo si era accordato per un incontro dichiaratamente gay, che sarebbe dovuto avvenire al parco di Maso Ginocchio. Vista l'ora tarda, l'appuntamento è stato spostato davanti al supermercato Orvea. Invece di un incontro romantico, tuttavia, il ragazzo si è trovato davanti sette persone pronte ad aggredirlo. 

Come ricordato durante manifestazione di ieri, il giovane ha avuto la fortuna di essere giunto sul luogo in bici, riuscendo così a fuggire velocemente. Gli esponenti della Rete contro i fascismi di Trento, oltre a quelli di Arcilesbica e di alcuni gruppi studenteschi, hanno ricordato come questo non fosse che l'ultimo di una serie di episodi di violenza e intolleranza. Sono stati ricordati i volantinaggi contro la cosiddetta «ideologia gender» e in tanti hanno sottolineato la totale assenza dei politici e di rappresentanti delle istituzioni: «non un messaggio di solidarietà, non una parola e nemmeno una presenza alla manifestazione di oggi». 

Il tema dell'omofobia, d'altra parte, ha creato parecchi imbarazzi anche dal punto di vista politico nelle scorse settimane, quando l'approvazione della legge si è arenata tra rinvii e polemiche.
La manifestazione di ieri si è svolta in un clima di serenità, all'insegna di musica e colori, ma anche di una presa di posizione molto chiara e netta. Tanti gli striscioni e i cartelli esposti dai ciclisti, a partire dal grande lenzuolo «ve lo diamo noi il gender». Ma è stato il «meno machi e più baci» che ha attirato di più l'attenzione, anche dei molti passanti che si sono fermati per prendere un volantino e informarsi sul perché di quella manifestazione.
I centro ragazzi e ragazze (non solo giovani) prima della partenza hanno letto vari messaggi per ribadire che «non ci facciamo intimidire e nella nostra città non deve esserci spazio per discriminazioni, minacce e agguati».

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