«La foto di una tragedia umana usata per dire bugie sul gender»

«Questi occhi tristi con il rimmel colato dal pianto, il rossetto sbavato, raccontano la storia di Leelah Alcorn, la storia vera di un ragazzo che voleva essere una ragazza.

«Questi occhi tristi con il rimmel colato dal pianto, il rossetto sbavato, raccontano la storia di Leelah Alcorn, la storia vera di un ragazzo che voleva essere una ragazza. Questa foto però l’hanno usata quelli di Fratelli d’Italia per raccontare tutta un’altra storia, quella dell’ideologia del gender, l’ennesima storia che spaventa, che confonde, che mistifica la realtà»: lo spiega in un post in Fb Donatello Baldo di Arcigay. 

Fratelli d'Italia ha utilizzato la foto in un volantino da distribuire agli studenti in Trentino per l'apertura dell'anno scolastico, un testo nel quale si legge, fra l'altro che «questa pretesa di uguaglianza fra i due generi non ha alcuna valenza scientifica» e che l'educazione contro le discriminazioni di genere sarebbe una «manovra della potente lobby Lgbt» (acronimo che sta per lesbiche, gay, bisessuali e transgender).

Ma torniamo all'utilizzo di quella foto drammatica per propagandare queste posizioni politiche. «L’originale - scrive ancora Baldo - è un grido di dolore che ha scosso le coscienze di milioni di persone. La foto taroccata ora da Fratelli d’Italia è invece l’ennesimo insulto, distribuito nelle scuole e appiccicato ai muri di mezzo Trentino. Leelah si è uccisa il 28 dicembre 2014.

I genitori le avevano imposto di frequentare un gruppo cristiano che praticava la terapia riparativa e l’avevano ritirata da scuola perché si vergognavano di lei.

Quest’immagine è stata usata per una campagna che in suo nome ha raccolto più di 300 mila sottoscrizioni affinché le terapie riparative siano messe fuori legge.

Forse quelli di Fratelli d’Italia non lo sapevano, o forse sì. Ma che importa, l’importante è scagliarsi contro il gender, raccontare l’ennesima bugia, aver convinto un credulone, aver spaventato qualche mamma. E chissenefrega se dietro un volto c’è una storia.

La foto originale ha questa didascalia che spiega le motivazioni di quell'immagine di denuncia civile, cordoglio e memoria: "This picture was taken in response to the suicide of Leelah Alcorn, the transgender teen forced through gender conversion therapy (Flickr/Rose Morelli Photography)"».

Leelah Alcorn (1997-2014), cresciuto nell'Ohio, prima di togliersi la vita, dopo anni di sofferenze, lasciò un testo, pubblicato nel suo blog, nel quale scrisse, fra l'altro: «Quando avevo 14 anni, ho imparato cosa significava essere transgender e ho pianto di felicità. Dopo 10 anni di confusione avevo finalmente capito chi ero in realtà: sono andata subito a dirlo a mia madre, la quale ha però reagito molto negativamente, dicendomi che si trattava di una fase, che io non sarei mai potuta diventare una vera ragazza, che Dio non fa errori, che io avevo quindi torto.

Se c'è qualche genitore che sta leggendo questa lettera, è pregato di non dire mai una cosa simile ai suoi figli. Anche se sei cristiano o sei contro le persone transgender, non devi mai dire a nessuno parole simili, in particolare se si tratta di vostro figlio. Questo non farà altro che creare odio. Questo è esattamente quello che ha fatto a me».

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