Un calvario per un disabile usare il bus. Le fermate abilitate sono solo il 30%

di Giuseppe Fin

La filosofia di Trentino Trasporti, per quanto riguarda la disabilità, è di certo all'avanguardia. Le parole che usa sul proprio sito internet sono chiare: il viaggio di una persona disabile non dev'essere considerato «un trasporto speciale ma - sottolinea l'azienda - un trasporto normale, dando cioè la possibilità di accedere ai mezzi a tutti, abili o diversamente abili». Peccato che le buone intenzioni si scontrino con la realtà di numerose barriere che ancora costringono i disabili all'anormalità. Perché non è semplice e normale salire e scendere da un autobus per una persona obbligata a muoversi su una sedia a rotelle. È un'impresa, una difficoltà spesso insormontabile, un percorso ad ostacoli. È così anche per Pasquale Oppedisano, un uomo che da vent'anni è paraplegico ma che non ha perso la voglia di muoversi liberamente per la propria città. «Non voglio che qualcuno decida della mia vita - racconta Pasquale - tantomeno quando posso salire o scendere da un mezzo pubblico». 

Vorrebbe che in una città come Trento fosse scontato avere fermate e mezzi sbarrierati: «Qui le cose funzionano, la città è tra le più ricche d'Italia, basterebbe poco per permettere a tutti i propri cittadini di avere le stesse condizioni di mobilità». Siamo con lui alla fermata degli autobus presso la stazione dei treni. Chiede a tre dipendenti di Trentino Trasporti informazioni sulle linee che possono essere usate dai disabili, su quali mezzi lui possa prendere, in quali fermate possa scendere. Ma nessuno sa dare risposte. Lo indirizzano alla biglietteria dell'azienda all'interno della stazione. Qui un altro dipendente, alle stesse domande, sembra cadere dalle nuvole. Apre cassetti e cerca tra i faldoni un foglio che poi ci consegna. Sono elencate le 188 fermate abilitate. «Sembrano tante - dice Pasquale - ma rappresentano solo il 30% del totale, che è di 621».Quindi un disabile non può scendere e salire da qualunque fermata: deve districarsi in un labirinto, scendere molto prima o molto dopo, o rinunciare al trasporto se l'impresa è troppo gravosa per le sue forze.

Facciamo una prova. Decidiamo di andare a accompagnarlo verso Trento Nord, deve raggiungere la fermata del Tridente in via Brennero per tagliarsi i capelli. La fermata di piazza Dante, su via Gazzoletti, sbarrierata, non ha più nessuna linea che viaggia verso Trento Nord. La nuova viabilità ha trasferito uno degli snodi cruciali del trasporto urbano presso la fermata di via Romagnosi. «Peccato che quella non è sbarrierata, sulla lista non c'è». Ma un autobus si ferma e chiediamo all'autista di poter salire. L'autista si mostra gentile ma ci spiega che non si può: «Mi spiace ma questa fermata non è abilitata, se succede qualcosa l'assicurazione non copre e io non posso prendermi la responsabilità».

La fermata, ci spiega, dovrebbe essere sbarrierata da parte del Comune, rendendola accessibile alle persone disabili in sicurezza, con infrastrutture adatte. L'autista ci informa che la prossima fermata senza barriere più vicina è quella di piazza Centa. Ma non è facile arrivarci in piazza Centa. Camminando è una cosa, ma a bordo di una carrozzina è totalmente diverso. La strada è dissestata, i marciapiedi sono privi di scivoli adatti, il percorso è lungo. Questa volta sembra che tutto proceda per il meglio. L'autobus arriva, l'autista scende e attiva la pedana, Pasquale sale e prende posto nello spazio apposito all'interno del mezzo. «Il problema spesso è prenotare la chiamata - ci dice Pasquale - succede che i pulsanti a lato del posto per disabili non funzionano e devo chiedere a qualcuno di pigiare il pulsante in alto, dove io non posso arrivare». Ma questa volta funzionano, la nostra fermata è tra poco. Peccato che lì non si possa scendere, che quella del Tridente non sia adeguata all'agibilità per i disabili, che sia necessario fermarsi prima, all'inizio di via Brennero, o molto più avanti. E questo significa farsi un centinaio di metri spingendo da soli la propria carrozzina, schivando le buche, cercando gli scivoli dei marciapiedi, sperando che ci siano, studiando il percorso per arrivare alla meta. Ci vuole pazienza, oppure bisogna avere la forza di denunciare questo disagio come l'ha avuta Pasquale.

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