Schützen, quelle croci sono una provocazione

La protesta di un lettore dell'Adige

Aldo Rossi di Trento ha scritto all'Adige per protestare contro gli Schützen che vorrebbero piantare croci sulle cime delle montagne, lungo tutto il vecchio confine austroungarico, proprio lì dove sono morti e dove forse giacciono ancora insepolti (il ritiro dei ghiacciai restituisce, a distanza di cento anni ancora qualche corpo!) i nostri soldati.

La sua lettera

Perché è calato il silenzio sull'iniziativa degli Schützen che i prossimi 8 e 9 agosto vogliono piantare decine di croci sulle montagne? Il problema non è rappresentato dalle 74 croci con le quali gli Schützen intendono ricordare i loro caduti. Gli Schützen hanno pieno diritto di ricordare i loro morti e questo è garantito anche da una specifica normativa riconosciuta internazionalmente. Il problema sta nel fatto che queste benedette croci le vorrebbero piantare sulle cime delle montagne, lungo tutto il vecchio confine austroungarico, proprio lì dove sono morti e dove forse giacciono ancora insepolti (il ritiro dei ghiacciai restituisce, a distanza di cento anni ancora qualche corpo!) i nostri soldati.

Gli Schützen hanno tutto il diritto di chiedere di fare un sacrario o un cimitero dedicato ai loro morti dove, di croci, ne possono piantare anche diecimila. La loro inaccettabile provocazione sta nel fatto che le 74 croci le vorrebbero posizionare proprio lungo quel vecchio confine quasi a rappresentare una sorta di rivendicazione territoriale che in futuro potrebbe anche arrecarci dei grossi problemi. Pensiamo ad esempio a una futura eventuale richiesta, da parte di questi signori, di annessione all'Austria. Le croci poste lungo tutto il confine potrebbero anche contribuire a rinvigorire e ad alimentare una sempre latente e subdola forma di revanscismo, da parte loro, mai sopita. 

Tutto ciò sottende una elementare quanto centrale riflessione: qualsiasi iniziativa che possa anche solo lontanamente prestarsi a strumentalizzazioni anti italiane o peggio ancora di offesa al ricordo dei nostri caduti non può trovare accoglimento e deve essere fermamente contrastata dai rappresentanti del governo nazionale. I 650.000 soldati italiani, provenienti da tutta Italia, morti sul fronte austroungarico della Grande guerra, meritano rispetto come è giusto onorare anche i morti del fronte opposto. 

Purtroppo quasi tutti i politici del Trentino Alto Adige sono «complici» di questo «misfatto-furbata» e il sottoscritto si è ritrovato a dovere operare in completa solitudine. Ma io non demordo. So di rubare ai lettori tempo prezioso ma sono altrettanto certo di potere contare sulla riconosciuta sensibilità di molti trentini e altoatesini. Noi dobbiamo onorare e donare ai nostri «ragazzi» morti su queste montagne il dovuto rispetto, loro ci hanno donato la loro vita e la loro gioventù.

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