Non solo Expo, stranieri attratti dal cibo e dal Made in Italy

Non solo Expo ma anche turismo enogastronomico e Made in Italy. E dato che «le vicissitudini che hanno coinvolto in questi anni l’organizzazione hanno inevitabilmente rallentato l’attività di promozione all’estero», le attese sono elevate e il lavoro da fare ancora molto. Emerge dalla ricerca Visit Expo - Italy & More, realizzata dalla società specializzata in indagini sul turismo Jfc di Faenza con la collaborazione scientifica dell’Università degli Studi di Scienze gastronomiche di Pollenzo, che ha analizzato le aspettative dei turisti stranieri intervistando enti e strutture all’estero collegate con l’Italia (Consolati, ambasciate, Camere di commercio all’estero, istituti di cultura e tour operator).


«Coloro che giungeranno in Italia per l’Expo - afferma Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e direttore della ricerca - dedicheranno il 67% del loro tempo per visitare “altro”, oltre all’Expo, e manifestano chiaro interesse per percorsi e visite in Toscana, Lombardia, Lazio, Veneto ed Emilia Romagna. Il 72,7% sceglierà un periodo variabile tra le 3 e le 7 notti. Tra i fattori indicati come positivi, emerge soprattutto la tematica scelta per l’Esposizione (nutrizione, cultura enogastronomica, produzioni sostenibili, etc.), la location (Milano cuore di moda e shopping e facile da raggiungere) e il lifestyle italiano mentre vengono indicati il Duomo di Milano, la Ferrari e, a sorpresa, il Mercurio di Giambologna quali «simboli» per la valorizzazione nel mondo».
Tra gli elementi percepiti come negativi ci sono i «servizi», i «prezzi» e l’«immagine, intendendo come tale - si dice nella ricerca - «una serie di elementi che hanno caratterizzato l’Expo nei mesi scorsi, vale a dire il pasticcio».

Gli stranieri sono preoccupati da quanto accaduto a Expo: pigrizia nell'operatività, la politica, la corruzione, la mafia

Negli ultimi anni il turismo enogastronomico, che permette di valorizzare in modo sostenibile i percorsi di strade secondarie e abbandonate, creando greenways, ha evidenziato un trend positivo, come è testimoniato dalla crescita costante su base annua di circa il 12%. «Analizzando le produzioni italiane - afferma Paolo Corvo dell’Università di Pollenzo - è innegabile come siano quelle che possono garantire un’esperienza emozionale ad avere appeal turistico. Vino, formaggi ed olio di oliva (che insieme raccolgono il 44,9% degli interessi potenziali sul segmento del Culinary Travel), se poi collocati all’interno di una proposta che contempli anche i simboli del Made in Italy - ad esempio moda, auto, design - hanno una forza attrattiva straordinaria».
Dalla ricerca emerge anche che solo un quarto dei referenti internazionali vede l’Expo come «un’opportunità anche per le altre zone d’Italia oltre alla Lombardia», mentre per il 22,7% si tratterà di un’opportunità soprattutto «per quei territori che sapranno proporre soggiorni e percorsi di Culinary Travel».
Il 12,9% indica questo evento come «un’opportunità per le altre famose città italiane, come Roma, Venezia e Firenze», oltre a Milano e il 9% come «un’occasione che l’Italia ha per dimostrare di poter competere sulla scena mondiale». Interessante anche la risposta su quale occasione può rappresentare l’Expo: per il 50% può garantire una «maggiore visibilità a livello mondiale» e la possibilità di «recuperare credibilità a livello internazionale». Un 20% lo ritiene un’opportunità per «creare flussi turistici verso l’Italia, anche e soprattutto nel post evento». Per un 10,6% è l’occasione per «creare flussi turistici».

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