Suicidi, in Trentino sono oltre la media

Il Trentino Alto Adige, insieme a Piemonte, Valle d'Aosta, Molise e Sardegna è tra le regioni con la mortalità per suicidio più alta d'Italia. Analizzando il dato del Trentino Alto Adige nel dettaglio si scopre però che il tasso di mortalità per suicidio risulta tra i più alti in Italia per effetto della maggiore incidenza del fenomeno in Alto Adige (1,02/10.000), mentre il dato del solo Trentino risulta più basso, anche se rimane più alto del valore medio nazionale (0,82/10.000).


Numeri che risultano dall'ultimo report relativo al periodo 2011-2013 elaborato dal Servizio epidemiologia clinica e valutativa e dal dipartimento di salute mentale dell'Azienda sanitaria.
La media nel triennio in considerazione è di 41 suicidi all'anno per un totale di 122 casi. Gli uomini rappresentano la maggioranza, il 75% rispetto alle donne. In pratica ci sono circa 3 casi di uomini per ogni caso di donna e il rapporto raggiunge i valori più elevati nelle fasce di età 25-34 anni e in particolare 65-74 anni. Secondo i dati il tasso di suicidio aumenta, come atteso, con l'età fino alla classe 45-54 anni, dopo di che si riduce fino a raggiungere una fase di plateau; nei maschi risale in modo rilevante dopo i 64 anni, nelle femmine risale dopo i 75 anni.


Analizzando lo stato civile, e quindi le condizioni in cui vive il soggetto quando decide di compiere un gesto così tragico, vengono evidenziati i tassi più elevati nei divorziati/separati, anche se tale eccesso di rischio non pare, nel triennio oggetto dello studio, statisticamente significativo e in lieve diminuzione rispetto al precedente triennio. Analizzando invece il titolo di studio e la condizione professionale viene confermato come il basso livello socio-economico, resti una condizione associata a un maggior rischio per il suicidio, specie quando valutata secondo il livello di istruzione. L'essere straniero, per quanto residente, invece, non aumenta il rischio di suicidio. Analizzando invece le varie zone del Trentino e i casi registrati il tasso standardizzato, per distretto sanitario di residenza, non fa rilevare differenze statisticamente significative rispetto alla media provinciale anche se il valore più alto si riscontra nel distretto Centro-Sud e quello più basso nel Centro-Nord. Il tasso di mortalità per suicidio non presenta differenze statisticamente significative nemmeno in relazione al livello altimetrico, similmente a quanto riportato per il precedente periodo 2008-2010.


Vengono invece confermate le diverse modalità di suicidio in relazione al genere e alla classe di età. Nel 38,5% dei casi (44,7% nel periodo 2008-2010), si è potuto risalire, tramite il Sio, a un precedente contatto con i servizi sanitari nel corso dell'anno che ha preceduto l'evento drammatico. Tale valore risulta peraltro inferiore a quanto riportato da studi similari condotti in altre regioni. La patologia psichiatrica è quella che ricorre con maggior frequenza nei precedenti dei casi (30,3%). Da segnalare anche il fatto che in una quota non trascurabile (18,9%) il suicidio risulta essere la conseguenza non solo di uno status di disagio psichico, ma anche di un possibile aggravamento dello stato di salute.


È stato riscontrato, sulla base dell'analisi degli accessi in pronto soccorso, almeno un precedente tentativo di suicidio in 21 casi, pari al 17,2% (9,7% nel periodo 2008-2010), nel corso dei 12 mesi precedenti l'evento. Infine un riferimento al luogo prescelto. La casa è il luogo di accadimento prevalente (54,9%) e l'impiccagione la modalità più utilizzata.

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