No Tav, l'anti-terrorismo rafforzerà i controlli sugli anarchici trentini

«L'incendio di Bologna non "inaugura una nuova stagione del terrorismo militante" e non rappresenta il "salto di qualità" nelle azioni dei No Tav. Ma non va neanche sottovalutato: perchè il quarto segnale in meno di un mese significa che c'è una strategia comune dietro i sabotaggi. E perché le modalità d'azione rimandano alle campagne degli anarchici più radicali. Antiterrorismo e 007 da tempo ormai mettono in guardia che il fronte No Tav, un fronte ben più ampio di quel che si muove in Val di Susa e che anzi spesso ha poco a che fare con la valle, è il nodo su cui si vanno concentrando le attenzioni di chi intende combattere lo Stato. E non escludono affatto che nei prossimi giorni vi possano essere altri attacchi "a bassa intensità".

Ecco perchè nel corso della riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo che si è tenuta al Viminale, già programmata da tempo ma che di fatto è stata quasi tutta incentrata sul sabotaggio di Bologna, non è passato inosservato il comunicato apparso sui siti di movimento subito dopo la sentenza del tribunale di Torino che ha fatto cadere l'accusa di terrorismo per i 4 ragazzi accusati dell'assalto al cantiere di Chiomonte. In quel testo si attaccano i pubblici ministeri che hanno sostenuto l'accusa, si sottolinea che "non esistono tribunali buoni nè tantomeno condanne giuste", ma soprattutto si afferma che "un grido si può udire riverberare dalla Val Susa al Terzo Valico e risuonare fino a Niscemi...". Parole che gli analisti leggono come un invito all'azione. La Torino-Lione, sintetizza una fonte qualificata che da anni è impegnata su questo fronte, è diventata la madre di tutte le battaglie, una sorta di "palestra di opposizione permanente al sistema". Questo non vuol dire però, si fa notare, che dietro agli atti di sabotaggio vi sia un'organizzazione strutturata, che si muove con un'unica regia.

"C'è un nocciolo duro, che agisce tra Torino, Milano e Trento (e Rovereto), che detta le linee generali - per dirla con le parole della fonte - e fornisce la cornice entro la quale agire, la battaglia contro la Tav appunto. Ma i dettagli delle azioni e gli atti di sabotaggio vengono decisi autonomamente dai singoli o dai piccoli gruppi che agiscono poi sui territori, come accaduto non solo a Bologna".

L'attacco di Bologna, infatti, è solo l'ultimo di una serie di "atti emozionali, simbolici e altamente dimostrativi" come li definisce una fonte d'intelligence, che hanno avuto al centro l'Alta Velocità. Due giorni fa l'incendio provocato da una bottiglia incendiaria a Rovezzano, sulla direttissima Roma-Firenze, era stato preceduto dal blitz contro il Tgv alla stazione di Vercelli e dall'azione alla stazione Tiburtina di 20 incappucciati contro il treno Italo diretto da Roma a Torino.

In questo elenco rientra anche, secondo gli analisti, l'attacco al centro Telecom di Rovereto messo a segno con degli ordigni incendiari il 13 dicembre scorso. Le modalità dell'azione a Bologna, tra l'altro, riportano all'universo anarchico e alle loro "campagne" di lotta, realizzate attorno ad un obiettivo comune con modalità e tempistiche totalmente diverse l'una dall'altra, da cellule che spesso neanche si conoscono tra loro. Ecco perchè, è il ragionamento degli 007, non è possibile allo stato individuare una "matrice univoca" dietro gli attacchi bensì un obiettivo comune da colpire, ognuno con i propri mezzi. Gli apparati d'intelligence e dell'antiterrorismo tendono poi ad escludere un qualche collegamento tra l'antagonismo più radicale e gli anarchici che agiscono in nome della battaglia No Tav e gli anarco-insurrezionalisti della Federazione anarchica informale. Perchè questi ultimi hanno subito diversi colpi dalle indagini, che ne hanno ridotto, se non annullato, le capacità operative. E perché i due mondi non si sono mai amati, con i secondi ad accusare i primi di essere troppo poco concreti.

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