Salute: guerra sulle mele «avvelenate»

Per difendere il buon nome (e le quote di mercato) della frutta trentina, si sono rivolti al tribunale. Il consorzio Apot, che raccoglie oltre 10 mila trentini, con giganti come Melinda, La Trentina e Sant'Orsola, ha querelato per diffamazione il pediatra Leonardo Pinelli che, nel dicembre scorso, durante la trasmissione tv «Porta a porta» di Bruno Vespa aveva messo in serio dubbio la genuinità e la salubrità delle mele trentine. Una bordata contro i trattamenti chimici che provocò l'immediata reazione dell'allora governatore Lorenzo Dellai, e che poi è finita in tribunale. Dove, peraltro, Pinelli rischia di vincere il primo round, visto che la procura ha chiesto l'archiviazione riconoscendo il diritto di critica

di Sergio Damiani

 
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Il botta e risposta sulla presunta insalubrità delle mele trentine passa dal salotto tv di Bruno Vespa alle aule di giustizia. La pesante bordata sparata dal pediatra Leonardo Pinelli nel corso della trasmissione «Porta a porta» dell'11 dicembre scorso non è andata giù ad Apot, il consorzio che rappresenta la grande famiglia della frutta trentina con 10 mila produttori e tra i soci nomi illustri come Melinda, La Trentina, Sant'Orsola. Immediata era stata la replica dell'allora presidente della Provincia Lorenzo Dellai, che chiamò Vespa in trasmissione per  denunciare la totale infondatezza di certe affermazioni (il professore aveva parlato senza mezzi termini di tumori nei bambini facendo anche improbabili paralleli con l'Ilva di Taranto). Poi presero posizione duramente anche l'Azienda sanitaria e gli stessi frutticoltori. Tutto ciò però non è bastato a sanare una ferita profonda perché provocata a freddo, in televisione, davanti a milioni di italiani. E così Apot, attraverso l'avvocato Franco Busana, ha presentato una querela contro Pinelli per diffamazione.
Il primo round, però, pare averlo vinto il pediatra per il quale la procura ha chiesto l'archiviazione. Secondo il pm le affermazioni fatte nel corso della trasmissione tv sono «assolutamente generiche nel loro contenuto e prive di qualsiasi riferimento soggettivo specifico al predetto consorzio» e questo «basterebbe ad escludere il loro carattere diffamatorio». Non solo. La procura aggiunge: «Ma pur volendo per un attimo ammettere che esse possano essere considerate oggettivamente lesive dell'immagine e della reputazione del consorzio Apot, non si può non riconoscere in esse un palese esercizio del proprio diritto di critica».
Puntuale e dura è arrivata l'opposizione all'archiviazione dell'avvocato Busana per conto di Apot. Dura perché il legale rileva come la procura non abbia svolto alcun tipo di indagine limitandosi a fare riferimento ad un altro procedimento - ormai archiviato - a carico di un comitato di cittadini della val di Non allarmati per l'eccessivo, a loro dire, impatto sulla salute e sull'ambiente dei trattamenti in agricoltura con fitofarmaci.
Secondo il legale di Apot il caso però è molto diverso. Pinelli è infatti un addetto ai lavori. Su internet viene descritto come «pediatra, endocrinologo, esperto in nutrizione, diabete – obesità, già direttore Uoc Diabetologia e Nutrizione clinica pediatrica...» e molto altro. Eppure in trasmissione - sostiene Apot - il professore avrebbe sparato affermazioni gravi e soprattutto non suffragate da alcuna evidenza scientifica al punto che lo stesso Vespa prese le distanze («È troppo grossa questa - disse - Torniamo dopo due minuti di pubblicità ... perché non restino poi messaggi inquietanti...»).
A cosa si riferiva Vespa con quel «troppo grossa»? Forse all'accenno fatto da Pinelli alle «molte leucemie nei bambini». Oppure al riferimento ai «36 trattamenti di diversi pesticidi». O ancora ad accostamenti da brivido come la frase «è come l'Ilva. È la stessa cosa dell'Ilva».
Accuse, in parte risibili come il riferimento all'Ilva, che nella sua querela Apot contesta però punto per punto. In particolare si sottolinea come «non esiste alcuno studio, scheda, analisi e quant'altro, che comprovi l'esistenza di "molte leucemie nei bambini"». Quanto ai "36 pesticidi" «non  solo tale affermazione è totalmente falsa, ma anche pericolosamente impropria». E a sostegno di questa risposta si citano relazioni sanitarie secondo cui «relativamente alle patologie neoplastiche, i dati non evidenziano valori che si discostano in maniera significativa da quelli provinciali, che a loro volta si allineano con la tendenza riscontrabile a livello di altri paesi industrializzati». Si fa riferimento anche a «dati di mortalità e di incidenza per patologie tumorali inferiori alla media provinciale».
Ora il caso passa nelle mani del giudice Claudia Miori che, probabilmente, fisserà un'udienza per sentire le parti e poi deciderà se archiviare oppure  ordinare nuove indagini. In particolare il legale di Apot chiede di sentire come testi l'ex presidente Dellai, lo stesso Bruno Vespa, il presidente di Coldiretti Sergio Marini, il direttore dell'Azienda sanitaria di Trento Luciano Flor.

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