Morto Domenichelli, «padre» dell'Arcoporto

L’imprenditore è morto per un aneurisma. Presto concluso il suo progetto al Linfano di Arco. Nato in provincia di Venezia, arrivò in Trentino nel 1975 per costruire un porto sul lago di Garda,nel territorio comunale di Arco. Venerdì sera il malore improvviso. La commozione della figlia Benedetta: «Lavoreremo per regalargli il successo tanto atteso» Il tuo ricordo

domenichelliARCO - Mezz'ora prima si era sentito al telefono con la figlia Benedetta. E ancora una volta aveva discusso di lavori da portare avanti, di progetti da concludere. Poi il malore, un'aneurisma all'aorta, la corsa in ospedale e, poche ore dopo, il decesso. È morto così, impegnandosi fino alla fine, Giorgio Domenichelli, 73 anni, l'imprenditore di origini veneziane che ha legato indissolubilmente il suo nome all'Arcoporto. Domenichelli arrivò in Trentino nel 1975 per costruirlo sulle rive del Garda, al Linfano, nella striscia di terreno arcense fra Torbole e Riva. «Fu il commercialista Dario Canal a prospettarmi l'impresa - raccontò -. Mi portò oltre il passo San Giovanni, dove dall'alto si vede il Sarca e il Linfano, l'area da valorizzare. E mi convinsi subito». Andò diversamente, per l'opposizione aperta degli ambientalisti e sotterranea degli immobiliaristi di Riva e Torbole proprio nel momento in cui la Provincia di Trento doveva rifarsi un'immagine dopo il disastro di Stava e con il lago di Garda inquinato. Soltanto ora, seppur in termini e dimensioni diverse, quel progetto sta concretizzandosi con un polo composto da 76 appartamenti, centro benessere, piscine coperte e scoperte, bar con terrazza, due piazze. «Avrei potuto fare un condominio da quattro soldi, vendere e andarmene - spiegò l'imprenditore -. Invece no: vogliamo un centro benessere che sia un punto qualificante, un servizio per le 2.000 persone dei campeggi e le 40.000 di Riva, Torbole ed Arco. Anche se, operando così, la riuscita economica non è garantita». «Era il coronamento del suo sogno - racconta ora la figlia Benedetta con la voce rotta dalla commozione -. Dopo tante battaglie, nel giro di pochi mesi avremmo concluso i lavori. Credeva tanto in questo progetto, ci metteva tutto il suo entusiasmo. Hanno sempre dipinto papà come il cementificatore del Garda, come uno speculatore. In realtà non era così. Certo, da buon imprenditore curava i suoi interessi, ma a lui premeva tanto anche lasciare un segno per la comunità. Amava quel territorio».

G.Pa.

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