Export trentino, la mannaia di Trump Vino, formaggi e pasta nel mirino dei dazi In ballo oltre 190 milioni di euro di vendite

di Angelo Conte

I dazi Usa autorizzati ieri dal Wto sui prodotti europei per un totale potenziale di 7,5 miliardi di dollari preoccupano il mondo economico trentino. Sì, perché se ci sarà la conferma dell’aumento delle tasse su vini e formaggi, o pasta e olio, come annunciato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sono a rischio oltre 180 milioni di euro di esportazioni verso gli Usa di vini e spumanti, ma non solo.

Sui formaggi, che verso gli States vengono esportati ma in quantità ridotte, l’effetto, spiegano ad esempio dal Trentingrana, sarebbe indiretto ma non meno pericoloso. I dazi alti spingerebbero i produttori che esportano dall’Europa verso gli Usa a riportare una parte cospicua del prodotto sui mercati interni. E questo avrebbe un effetto negativo sulla produzione trentina che dovrebbe subire maggior concorrenza e anche, a cascata, sugli allevatori.

«La decisione creerebbe dei problemi non indifferenti, le imprese del settore vedrebbero aumentare i problemi» spiega Diego Coller di Confagricoltura.

Molto preoccupato si dice anche Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti della provincia: «Trump sembra che voglia mettere i dazi sui prodotti alimentari e quello che ci preoccupa di più è l’azione che si annuncia sul vino. Ne esportiamo tanto negli Usa e l’Italia andrebbe di mezzo per una lite su imprese del settore aereo, come Boeing e Airbus. Dai dazi il Trentino andrebbe a perdere tanto, anche per altri settori, perché si colpiscono anche olio, formaggi, salumi e così via».

Da Mezzacorona, colosso del vino e del TrentoDoc trentino che negli Usa è presente con forza, si spera che i dazi, alla fine, possano non scattare. «Nessun allarmismo, pensiamo positivo e vediamo cosa succede. Speriamo che, visto che il tutto parte dalla disputa sugli aiuti a Boeing e Airbus, con Usa e Ue che sono stati condannati dal Wto, si faccia pari e patta e non ci siano altre misure. Tra l’altro - spiega Francesco Giovannini, direttore generale del gruppo Mezzacorona - gli Usa non producono tutto il vino per il consumo interno, ma coprono il 65% del totale. La speranza è che non mettano imposizioni e dazi più elevati su un prodotto che devono comunque importare. Il vino europeo e italiano è molto importante. Certo - aggiunge - se ci fossero nuovi dazi più elevati di quelli attuali, occorrerebbe capire di quanto si parla. Bene non fanno di sicuro e spero vivamente che Usa e Europa trovino un accordo» conclude Giovannini.

Attende con preoccupazione la lista dei prodotti su cui gli Usa sono ora autorizzati a imporre i dazi, Andrea Merz, direttore del Concast. «Noi tra grana e formaggi abbiamo un fatturato di 56 milioni di euro - assicura - e la vendita negli Usa è una quota molto piccola. Ma se ci fossero i dazi, ci potrebbe essere una maggiore concorrenza sui mercati su cui esportiamo o comunque siamo presenti».

Con un aumento dell’offerta di formaggi, la possibilità di dover limare prezzi e margini ci potrebbe essere. Il tentativo è quello di cercare «nuovi mercati. Per farlo, ad esempio, saremo alla fiera di Colonia sull’agroalimentare che si chiama Anuga e che parte sabato».

In ansia per le scelte in arrivo è anche Riccardo Felicetti del Pastificio Felicetti. «Per noi l’export vale il 70% e da gennaio abbiamo aperto una commerciale negli Stati Uniti. Abbiamo investito e stiamo investendo su quel mercato, e siamo molto preoccupati per gli scenari futuri. Sul tema va dato atto a Coldiretti di aver fatto una valutazione importante sull’impatto, con una visione forse anche più ottimistica del previsto».

Per il Pastificio Felicetti gli Usa sono «un mercato in cui siamo entrati con i prodotti di alta gamma e abbiamo scelto di entrare negli Usa con la produzione bio e monograno che sono le nostre linee di alta gamma. I dazi sulla pasta che arriva negli Usa ci sono da anni e sono al 15%. Ma ciononostante c’è stata una crescita del prodotto italiano in volume e valore sul mercato Usa. Vuol dire che si apprezza la qualità dei prodotti italiani» assicura Felicetti.

«Noi nel 2019 prevediamo di arrivare a 38 milioni di euro fatturato, di questi il 3% arriva dagli Usa ma nel 2025 vogliamo arrivare a volumi più alti. Siamo preoccupati per questa vicenda dei dazi, ma abbiamo molta fiducia nella diplomazia italiana» conclude Felicetti.

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