Lavoratori delle pulizie in piazza Vertice tra Comune e Provincia

di Domenico Sartori

Mentre gli enti pubblici discutono, si confrontano, cercano una via d’uscita dall’angolo in cui si sono cacciati, i lavoratori delle pulizie scendono in piazza.

La questione “appalto della vergogna”, il mega bando da 95,35 milioni di euro, che è diventato modello del contestatissimo bando ponte del Comune di Trento, resta un tema caldissimo, quanto irrisolto. La logica dovrebbe essere quella di appalti dove a prevalere è la qualità tecnica dell’offerta. La realtà, come proprio il mega bando delle pulizie degli enti pubblici trentini (Provincia, Comuni, Università, Apsp-case di riposo, Azienda provinciale per i servizi sanitari esclusa), è ben diversa: prevale il massimo ribasso che fa risparmiare l’ente pubblico committente sacrificando redditti, e dignità, dei lavoratori, in gran parte donne, in gran parte part-time.

È la ragione per cui, se non ci sarà un cambio di rotta, vale a dire fino a quando, Provincia, Comuni e altri enti pubblici non la smetteranno di essere “agenti di precarietà”, i lavoratori e le lavoratrici sono in mobilitazione.

Oggi Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uil Trasporti hanno organizzato in piazza Dante un presidio di protesta dei lavoratori degli appalti dei servizi di portierato dell’Università e delle pulizie del Comune di Trento.

Per i lavoratori e le lavoratrici delle portinerie dell’Ateneo il taglio di stipendio e il peggioramento delle condizioni di lavoro è già una realtà dal 16 luglio - ricordano in una nota Paola Bassetti e Francesca Delai (Filcams), Francesca Vespa (Fisascat) e Antonella Didu (Uil Trasporti) - quando la gestione del servizio è passata all’ati (associazione temporanea d’impresa) Rear - Miorelli che ha vinto la gara indetta da Apac. Per le settanta lavoratrici che fanno le pulizie degli uffici comunali di Trento, invece, il dimezzamento delle ore e dei salari potrebbe avvenire nei prossimi mesi, se Palazzo Thun non decide di ritirare il bando.

Per il sindacato, si tratta di storie diverse con un unico comune denominatore: «Enti pubblici che decidono di far quadrare i conti tagliando sui lavoratori più deboli». «È necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità» ripetono le rappresentanti sindacali «Di fronte a misure che non rispettano la dignità dei lavoratori serve una precisa presa d’atto e servono dei cambiamenti. Troppo facile esprimere dispiacere a parole e poi voltarsi dall’altra parte».

Ieri, il bando ponte, di cui il sindacato chiede la revoca, è stato oggetto di confronto in Giunta comunale, quindi nella Commissione vigilanza. «Nessuna decisione è stata presa» spiega il sindaco Alessandro Andreatta «e non poteva essere altrimenti, perché abbiamo fissato un incontro con il presidente Fugatti, mercoledì (domani, ndr). E vogliamo anche affrontare la questione del bando pulizie in una seduta del Consiglio della autonomie, nei prossimi giorni, perché riguarda anche gli altri Comuni».

La scelta è chiara: la giunta del capoluogo non vuole finire, unica, sulla graticola. «È bene confrontarsi con la Provincia» dice il sindaco «perché noi, con il bando ponte, ci siamo rifatti al bando dell’Apac, e il problema è trovare una soluzione che stia in piedi oltre il nostro bando ponte: lo predisposto perché non possiamo andare avanti a proroghe, in quanto, prima o poi, arriverà l’esito dell’appalto provinciale, che ci riguarda. Non c’è solo una questione di superfici e frequenza delle pulizie, c’è anche un prezzario nazionale da rispettare, che ha ricadute su stipendi e paghe».

E che porta, sindaco, a cifre vergognose... «Non sono insensibile, l’ho dimostrato in dieci anni di rapporti con i sindacati, stando al loro fianco. Alla gara dell’Apac ci sono ribassi di oltre 30%, ma anche del 6-7%: vediamo come saranno valutati. I margini sono stretti, ma stiamo cercando una soluzione. È questione di giorni».

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