Salvataggio di Banca Carige Cassa Centrale scende in campo e scioglie le ultime riserve

Sarà un weekend di lavoro per il Fondo Interbancario e Cassa Centrale Banca (che ha sede a Trento ed è la «super banca» delle Rurali), i protagonisti della cordata che sta cercando di mettere in sicurezza Banca Carige. Se si troverà la quadra sulla manovra da 900 milioni di euro, che dovrà ottenere il lasciapassare della famiglia Malacalza, la prossima settimana si riuniranno, assieme all’assemblea dello schema volontario del Fitd chiamata a convertire il bond subordinato di Carige, anche il Consiglio di gestione del Fondo e il Cda di Ccb per deliberare i rispettivi interventi nell’aumento.

Ieri e oggi, intanto, si è riunito il supervisory board della Bce, che potrebbe aver dedicato le sue attenzioni anche alla situazione dell’istituto ligure, con il quale i contatti sono costanti. I vertici di Cassa Centrale Banca avrebbero chiesto ai sindacati un incontro informale, da tenersi anche nel weekend, segno della determinazione dei trentini. Da parte dei sindacati sarebbe però stata comunicata la volontà di rinviare l’incontro, subordinandolo alla formalizzazione degli impegni e alla presentazione di un piano industriale.

Il piano di salvataggio di Carige prevede un aumento da 700 milioni e l’emissione di bond per 200 milioni di euro, destinati a Mcc e Credito Sportivo. I consigli non risultano al momento ancora convocati, al pari del consiglio di gestione del Fitd e al Cda di Ccb. Se la situazione si dovesse sbloccare tra il 23 luglio, quando si riunisce anche l’assemblea dello Schema volontario Fitd, e il 24 dovrebbero essere formalizzati gli impegni dei vari protagonisti.

Ccb metterà una settantina di milioni per salire al 9,9% di Carige. La posizione è destinata a irrobustirsi, si dice fino al 51% del capitale, in un secondo momento e subordinatamente all’autorizzazione della Bce. Il Fitd nella parte obbligatoria sarebbe intenzionato a sottoscrivere direttamente una parte dell’aumento (80/85 milioni) e a garantire la parte in opzione (150 milioni) destinati ai soci. Ma in caso di defezioni (ci sono dubbi sui due investitori del ‘territoriò che potrebbero affiancare Ccb) Fitd sarà chiamato a coprire eventuali ammanchi, con un esborso potenziale massimo di 310 milioni, a cui vanno sommati i 320 milioni del subordinato.

Intanto una piccola azionista di Carige, Francesca Corneli, ha presentato due ricorsi contro la Bce chiedendo copia del provvedimento con cui è stata disposta l’amministrazione straordinaria e il suo annullamento. «Spero che altri azionisti aderiscano alla causa», ha commentato spiegando che l’iniziativa «è personale» ma di averne illustrato i motivi sia a piccoli che a grandi azionisti, inclusa Malacalza Investimenti.


I PROBLEMI E I NODI APERTI . 

Il consiglio di amministrazione di Cassa Centrale Banca ne aveva discusso due giorni fa. Tra le condizioni dell’operazione, ce n’è una preliminare alle altre posta non solo da Cassa Centrale ma anche dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), regista del tentativo di salvataggio. Gli attuali azionisti di Carige, in primo luogo Malacalza Investimenti che ha il 27,55%, devono dare l’ok all’operazione ma finora non hanno né formalizzato né espresso in via informale l’appoggio all’operazione.
E servirà un impegno scritto, dopo lo scherzo fatto allo stesso Fitd il 22 dicembre scorso in assemblea quando Malacalza, trascinandosi dietro la maggioranza dei soci, si astenne e di fatto bocciò l’aumento di capitale di 400 milioni di euro, mentre il Fondo interbancario aveva già sottoscritto il bond da 320 milioni che doveva essere rimborsato proprio con l’aumento.

Fonti a conoscenza del dossier riferiscono che senza questo impegno il Fitd non andrà neanche a Francoforte a presentare il piano di salvataggio alla Bce.

Ma non basta. Il fabbisogno complessivo per salvare Carige si attesta sui 900 milioni, 700 in capitale e 200 in obbligazioni subordinate.
Il Fitd, oltre a convertire in capitale il bond subordinato da 320 milioni, dovrebbe mettere sul piatto altri 230 milioni, di cui 80-85 destinati a sottoscrivere direttamente l’aumento e fino a 150 per garantire l’eventuale inoptato della parte riservata ai soci. Vedendo così lievitare il suo contributo complessivo a 550 milioni.

Cassa Centrale, nelle ipotesi fatte finora, dovrebbe partire da una quota di capitale intorno al 10%, circa 70 milioni, per poi salire. Ma occorre la garanzia Fitd su tutto l’aumento dei nuovi soci, altrimenti c’è il rischio di rimanere da soli. Salvo arrivare a coprire tutti i 150 milioni, cosa che Ccb di per sé potrebbe fare - il gruppo ha un capitale libero di 3 miliardi - ma vorrebbe dire fare da subito un passo molto grande. Per non parlare del nuovo bond tier 2 da 200 milioni che dovrebbe essere sottoscritto dagli istituti a controllo pubblico Mediocredito Centrale e Credito Sportivo, che finora non hanno convocato il cda, e forse da altri investitori sul mercato. La stessa Cassa Centrale potrebbe valutare di investire nel bond, accanto alla quota in azioni.

Non ultimo c’è il problema dei crediti deteriorati, anche se la cessione di gran parte di essi, oltre 3 miliardi, all’istituto pubblico Sga è data per scontata nell’aggiornamento del piano industriale messo a punto dai commissari di Carige e all’esame di Ccb.

Secondo il nuovo piano, il rapporto tra deteriorato e crediti sani (npl ratio) di Carige passerebbe entro l’anno prossimo dall’attuale 22 al 3,5%.

Infine, ma non per importanza, c’è il problema degli esuberi di personale, forse 1.500 sui 4.500 dipendenti della banca ligure. Sulla questione c’è già stata la levata di scudi dei sindacati.

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