La stangata Irpef per 150mila trentini I sindacati: «Prima i trentini... ma a pagare!»

di Francesco Terreri

L’aggravio ai redditi bassi sull’addizionale provinciale Irpef? Corrisponde ad appena un caffè al giorno. Lo ha detto il presidente della Provincia Maurizio Fugatti durante il dibattito in commissione sull’assestamento di bilancio, citando lo scomparso Rodolfo Borga. La bufera che la cancellazione delle agevolazioni prevista dal Documento di economia e finanza sta provocando non viene certo placata da questa battuta, che dimentica che si sta parlando di persone, oltre 150 mila in base alle ultime dichiarazioni fiscali, con redditi da 10 mila o 15 mila euro lordi annui, per le quali perdere anche solo 150 o 200 euro non è indifferente. Il totale di questa agevolazione, che sparirebbe dal prossimo anno, è stimato fra i 25 e i 30 milioni di euro.

La protesta arriva dai sindacati e dalle opposizioni. «Lo spot elettorale prima i trentini è diventato i trentini sono i primi a pagare» attaccano Cgil Cisl Uil. «Saltano 25 milioni di euro di consumi» rincara la dose l’ex governatore Ugo Rossi, secondo il quale «la manovra è nell’incertezza totale, è sempre più preoccupante» (vedi a fianco). In serata la giunta provinciale cerca di smorzare l’allarme: la decisione definitiva sarà presa nella prossima legge di bilancio.

«La giunta Fugatti, in linea col governo centrale gialloverde, invita a non preoccuparsi dell’ipotesi di introduzione del modello fiscale flat tax a livello nazionale, sistema che avrà come conseguenza immediata la riduzione del gettito fiscale anche a livello provinciale, assicurando la gestazione di improbabili clausole di salvaguardia per la nostra autonomia - affermano i segretari di Cgil, Cisl e Uil Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti - Poi, avendo probabilmente poca fiducia essa stessa nei suoi referenti nazionali, mette direttamente mano nelle tasche dei trentini, prevedendo di eliminare l’agevolazione sull’addizionale Irpef, in essere dal 2015, per i contribuenti più poveri, quelli che dichiaravano un reddito fino a 20.000 euro. Un bel prelievo di almeno 25-30 milioni di euro».

In questo modo, proseguono i sindacati, «Piazza Dante tenta di dare una boccata di ossigeno alle casse provinciali, mentre si prepara a spendere 15 milioni di euro per un sostegno alla natalità iniquo e costruito male. Diversamente in Alto Adige la giunta Svp-Lega è orientata a mantenere l’attuale esenzione, lì fissata già a 28.000 euro, e addirittura a portarla a 33.000 euro».

Cgil, Cisl e Uil ricordano che lo stop a questa esenzione comporterà un salasso per più di 150.000 contribuenti, che si vedranno tassati per 100-200 euro a testa, «e ai quali nessuno, del nuovo “governo del cambiamento”, ha prospettato la reintroduzione della nuova imposta o detto almeno grazie. Se è questa la declinazione dello spot elettorale leghista “prima i trentini”, si preparano tempi non rosei: mentre il vicepremier Salvini promette di tagliare le tasse prima agli italiani, in Trentino con la giunta Fugatti “i trentini sono i primi a pagare”».

Preoccupante, inoltre, per Ianeselli, Pomini e Alotti il fatto che l’addizionale peserà su redditi da pensione o di lavoratori e lavoratrici part time, precari e comunque della fascia medio bassa della popolazione, «che potranno comunque, solo se ultra settantenni, circolare gratis sui mezzi pubblici, assieme ai pensionati d’oro e ai benestanti, per i quali invece non è stato previsto alcun incremento dell’imposizione di questa imposta».

I sindacati criticano anche la debolezza dell’opposizione. «Spiace constatare che anche chi, magari in consiglio provinciale, sta esaminando la manovra di assestamento del bilancio 2019, non abbia finora fiatato e che le preoccupazioni sollevate da taluni, sul gettito fiscale e delle entrate dell’autonomia trentina, non si siano concretizzate anche con prese di posizione chiare e decise a favore di questa parte meno fortunata della popolazione trentina». Questa agevolazione era stata a suo tempo concordata con le parti sociali quale minima contropartita per le famiglie, alla luce della rilevante riduzione del carico fiscale alle imprese per il rilancio dell’attività economica e degli investimenti infrastrutturali e di ricerca e sviluppo. «L’averla esclusa, senza alcuna comunicazione diretta o discussione, produce un ulteriore vulnus ai rapporti fra il governo Fugatti e le parti sociali».

La giunta puntualizza: a livello normativo era già stato previsto, in base alle precedenti leggi finanziarie provinciali, che le agevolazioni sull’addizionale regionale all’Irpef rimanessero fino al 2019 e non oltre. «Conseguentemente le decisioni in merito saranno assunte nella prossima legge finanziaria e non vi è certamente intenzione della giunta provinciale di andare a gravare i cittadini con maggiori tasse».

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