Petrongolo: Brexit causata da percezioni distorte su temi come l'immigrazione

La promessa dello stop all'immigrazione ha messo le ali ai "Brexiteers" inglesi, ovvero coloro che hanno voluto la Gran Bretagna fuori dall'Unione europea.

Per il 40% dei favorevoli alla Brexit, infatti, l'immigrazione è stata la ragione principale per votare l'uscita e per il 98% è stata fra le prime tre ragioni di voto.

I dati li ha forniti ieri pomeriggio Barbara Petrongolo, docente di economia alla Queen Mary University di Londra.

Il motivo è meno ovvio di quanto si pensi: dati alla mano, non è una ragione economica, ma piuttosto di percezioni errate e soprattutto di identità. «Da molti studi economici non c'è un chiaro segnale che l'immigrazione abbia effetti negativi sul mercato del lavoro della popolazione locale, sulle finanze pubbliche dell'UK o sui tassi di criminalità ? ha spiegato Petrongolo -.

Quindi come si spiega che i britannici ritengano l'immigrazione il problema più importante? Un elemento sono le percezioni.

Sulle questioni come il numero degli immigrati, quale titolo di studio abbiamo, di che religione siano, quali salari abbiano le idee che gli inglesi hanno sono distorte rispetto alla realtà».

La fotografia dell'immigrazione in Gran Bretagna è diversa da quella che conosciamo (o meglio, percepiamo) in Italia: i flussi migratori ante 2004, anno dell'allargamento dell'Unione Europea, erano tutti da ex colonie, dal 2004 invece c'è stato un aumento massiccio di cittadini dell'Europa dell'Est, in particolare polacchi e romeni.

In media, gli immigrati vivono a Londra - nella parte urbana oltre il 40% degli abitanti è nato all'estero, una fra le percentuali più alte del mondo - il loro livello di istruzione è più elevato del tipico cittadino britannico - fra gli immigrati dalle colonie il 45% aveva una laurea, contro il 24% dei britannici, la percentuale è del 38% guardando agli immigrati post 2004 - e l'alta istruzione porta al fatto che non hanno grossi problemi a trovare lavoro.

Le analisi economiche delle aree che hanno ricevuto più immigrati non hanno mostrato di risentire di impatti negativi dalle migrazioni sulle opportunità di lavoro per i britannici, né sulle spese governative, né sui salari e nemmeno sulla percentuale di Neet (chi non cerca né lavoro né studia).

Grafici e dati alla mano, Barbara Petrongolo ha mostrato come nemmeno è aumentata la criminalità o ci sono numeri più elevati nella popolazione carceraria: i crimini sulla persona sono invariati, mentre i furti sono leggermente inferiori dove si sono ricevuti immigrati e leggermente superiori dove si sono ricevuti rifugiati. Eppure l'immigrazione è stata il cavallo sul quale la Brexit ha galoppato più velocemente.

Questione da una parte di percezioni sbagliate, si diceva: gli inglesi credono che gli stranieri siano il 32% (in realtà sono il 14%), sovrastimano la percentuale di musulmani, credono che molti più di quanti siano in realtà siano in condizioni di indigenza, il 38% dei britannici ritiene erroneamente che la presenza di stranieri aumenti la criminalità.

Ed è questione di identità: solo il 20% dei britannici ritiene che l'immigrazione sia negativa per l'economia, ma ben l'82% ritiene importante che gli immigrati condividano i valori culturali della popolazione locale.

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