Scoperti 350 lavoratori irregolari Contributi evasi per 3,2 milioni

di Francesco Terreri

Ci sono i lavori fantasma, come quelli per cui è stato condannato l’imprenditore edile della Valsugana. Ma ci sono sempre più i lavori irregolari e in nero, dove ci si affida a intermediari illegali di manodopera, i cosiddetti caporali, si fanno lavorare i dipendenti per tante ore e se ne dichiarano poche, si eludono i contributi previdenziali. L’anno scorso gli ispettori dell’Inps hanno scoperto in Trentino 350 casi di lavoro irregolare, il 9% in più dei 322 del 2017. E hanno accertato omissioni nei pagamenti dei contributi per 3,2 milioni di euro, contro i 2,5 milioni dell’anno prima, con un balzo del 28%.

«Sul caso di Borgo Valsugana abbiamo lavorato tantissimo con la Guardia di Finanza - spiega il direttore regionale dell’Inps Marco Zanotelli (foto) - Una volta che hanno avuto sentore della cosa, ci siamo messi al lavoro e abbiamo fornito tutti i dati». La vicenda ha visto il titolare di un’azienda edile truffare l’Inps e la Provincia per 250 mila euro di sussidi e contributi ottenuti grazie a finte assunzioni di lavoratori, sia italiani che stranieri. «Casi del genere di lavoro finto sono pochi rispetto ad esempio al Sud Italia - sostiene Zanotelli - Ce n’è stato un altro similare a Riva del Garda. Sono due o tre episodi d’importazione da società non trentine. La nostra attenzione è massima in collegamento con la procura della Repubblica, grazie agli ispettori Inps e alla rete con le altre regioni».

Poi c’è tutta la galassia del lavoro irregolare. «I settori maggiormente sotto attenzione sono edilizia, agricoltura, turismo - afferma Zanotelli - In questi ultimi anni abbiamo avuto molti casi in agricoltura, dove ci sono tanti lavoratori stagionali. Siamo molto attenti in Trentino ai periodi dell’anno, in estate ma anche in inverno, in cui arriva qui tanta forza lavoro stagionale. In questi periodi si può insinuare più facilmente qualche soggetto truffaldino o veri e propri fenomeni di caporalato».

«Bisogna ricordare - puntualizza il direttore dell’Inps - che nel momento in cui un’azienda cede un’attività regolare ad un terzo, non smette di essere responsabile se poi non vengono versati i contributi. Ci sono soggetti che si presentano ad aziende agricole e si offrono di procurare, ad esempio, 20 lavoratori, L’azienda però rimane responsabile della corretta gestione dei lavoratori». Casi di questo genere, precisa Zanotelli, sono meno frequenti nel turismo.
Intanto sta cambiando la tipologia delle irregolarità, dei caporali e degli stessi reati che vengono commessi.

Spiega Zanotelli: «Non è più come trent’anni fa quando erano semplici da smascherare. All’epoca erano per lo più singoli che operavano per ridurre il costo del lavoro. Ora le operazioni che mettono in piedi sono più complesse, preparate, studiate a tavolino. E non si tratta più di singoli, ma di persone associate a malavitosi, di associazioni. Sta aumentando l’elusione contributiva, come nel caso di Borgo Valsugana. Si fanno figurare minori ore rispetto a quelle fatte dal lavoratore e quindi si versano meno contributi». Oltre, naturalmente, a pagare retribuzioni più basse del dovuto e a dichiarare in busta paga mansioni diverse da quelle effettivamente svolte dal dipendente. Infine c’è il lavoro completamente in nero, come i 15 raccoglitori di uva scoperti l’anno scorso nel basso Trentino.

La chiave di volta per combattere questi fenomeni, secondo Zanotelli, è l’interazione e la collaborazione tra vari soggetti. «L’Inps con la nostra squadra di ispettori, l’Ispettorato del lavoro, le altre istituzioni, la magistratura, la Guardia di finanza. Ma sono particolarmente importanti i rapporti con le associazioni di categoria e con i sindacati. Con loro ad esempio facciamo una riunione mensile sull’edilizia».

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