Casse rurali: «controriforma» della Lega

Nuovo tentativo della Lega di «smontare» la riforma delle Bcc varata nel 2016 e già parzialmente modificata nel luglio scorso. Il Carroccio ha presentato degli emendamenti al Dl fiscale per eliminare «de facto» il cardine della riforma: l’obbligo di adesione ai gruppi unici (Iccrea, Cassa Centrale e Raiffeisen), gruppi oramai avviati visto che dovrebbero partire fra la fine del’anno e l’inizio del 2019.

Un blitz che vede l’intervento del premier Giuseppe Conte in un vertice in mattinata cui fa seguito, in giornata, la volontà della maggioranza di lavorare a un testo condiviso anche con l’opposizione. La Commissione è così al lavoro per l’esame degli emendamenti, operazione che andrà avanti nei prossimi giorni fino a fine settimana, inizio della prossima. Il testo è atteso in Aula il 21-22 novembre.

L’ipotesi più probabile è quella di limitare al solo Trentino Alto Adige l’opzione di costituire sistemi «di tutela istituzionale» fra banche (Isp sul modello tedesco) in alternativa ai gruppi unici. Si vedrà se resta in piedi la proposta della Lega di fissare l’obbligo di adesione ai gruppi alle sole banche con oltre 100 milioni di patrimonio e una serie di requisiti. Soglie sotto la quali non ricade nessuna delle banche del credito cooperativo.

In quanto ai sistemi di tutela istituzionale va ricordato che, durante la predisposizione della riforma, erano stati giudicati non sufficienti dalla Banca d’Italia per fare fronte ai problemi del settore ed eventuali situazioni di emergenza.

Oltre al governatore Ignazio Visco, anche la Bce e, da ultimo il Fmi, hanno più volte spinto a portare a termine la riforma. La scorsa estate, quando il neo governo aveva modificato il decreto con il Milleproroghe, l’intero credito cooperativo (sia Iccrea che Cassa Centrale che gli altoatesini) avevano chiesto, in una inedita dichiarazione congiunta, di non alterare i pilastri del provvedimento, orami avviato.


Le voci che spingevano per un’abolizione o una dilazione sine die della riforma erano rimaste così in minoranza e l’esecutivo aveva solo prorogato di sei mesi il periodo per l’adesione alla holding inserendo alcune modifiche peraltro chieste dalle stesse Bcc che avevano rafforzato ulteriormente il loro controllo sulla spa capogruppo (eventuali soci esterni non possono detenere più del 40% rendendo la scalata impossibile). Ora tutto sembra rimesso in discussione anche se appare possibile appunto la via di circoscrivere l’opzione. Secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro le proposte in Senato prevedono «per le Bcc della nostra Regione la facoltà di adottare sistemi di tutela istituzionale, in alternativa all’obbligo di costituire l’holding previsto dalla riforma delle Bcc proposta dal governo Renzi»

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